Tra i “giacimenti” culturali di Trapani, le grotte e l’arte rupestre [AUDIO]

Il saggio "Arte rupestre nelle grotte trapanesi - La grotta del Genovese a Levanzo" di Francesco Torre

Col professore Francesco Torre parliamo della sua ultima pubblicazione: il saggio “Arte rupestre nelle grotte trapanesi – La grotta del Genovese a Levanzo”, per ascoltare schiaccia PLAY:

Esce oggi per QUICK edizioni il nuovo saggio del prof. Francesco Torre dal titolo “Arte rupestre nelle grotte trapanesi – La grotta del Genovese a Levanzo”, una nuova pubblicazione dell’archeologo trapanese, docente universitario. Il libro illustrato racconta le le scoperte dal lui effettuate corredate dai dati che ha raccolto nel corso dei suoi studi sull’arte rupestre preistorica del trapanese. Un saggio che fornisce un quadro più ampio della storia e della cultura del territorio trapanese e del vicino arcipelago delle Egadi che il professore definisce “giacimento culturale” del Mediterraneo.

Il volume, di 132 pagine formato 17×24 cm comprendente il testo tradotto in inglese, è riccamente illustrato con foto dello stesso autore, e può essere acquistato presso l’editore in via Piazza 19 – Trapani, prenotato allo 0923 538883 oppure tramite i canali social di QUICK edizioni anche alla e-mail quickedizioni@libero.it. Il libro è anche disponibile nelle librerie ed anche negli store on-line (prezzo per 15 euro).

Dalla premessa del libro:
“Le raffigurazioni di arte rupestre preisto­ri­ca, presenti in tutti i continenti abitati dall’uomo, hanno rappresentato per alcune decine di migliaia di anni il più importante strumento di comunicazione, prima dell’invenzione delle diverse forme di scrittura. Alcuni studiosi del settore oggi tendono a non indicare più queste manifestazioni col termine “arte”, bensì a chiamarle “cultura visuale”, nella quale la rappresentazione di miti, riti, cerimonie e racconti, furono riprodotti per mezzo di graffiti o pittogrammi, realizzati per essere tramandati da una generazione all’altra.
Dodicimila anni fa, durante la glaciazione Wurm, Favignana e Levanzo erano unite alla Sicilia. Lo dimostrano le incisioni e le pitture presenti nella grotta del “genovese” di Levanzo. Le incisioni risalgono al periodo in cui i cacciatori preistorici venivano a cacciare nelle grandi praterie che collegavano Trapani con Levanzo. Infatti il ​​cervo inciso e altri animali, come il cavallo selvatico e il bue selvatico, necessitavano di ampi spazi. Se fossero vissuti su un’isola, in pochi mesi li avrebbero uccisi tutti. Queste testimonianze dell’arte primitiva dell’uomo furono scoperte intorno al 1949: sono considerate le figure murali preistoriche più interessanti del nostro Paese. Si ritiene che le incisioni risalgano all’era epipaleolitica (10mila anni a.C.) ad opera di popoli cacciatori della terraferma mentre i dipinti risalgono sicuramente ad un’epoca successiva, probabilmente neolitica (5000-3000 anni a.C.).”

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