lunedì, Giugno 5, 2023

Coronavirus, cosa vuol dire essere “guariti” dal Covid-19

Il paziente guarito è colui il quale risolve i sintomi dell’infezione da Covid-19 cioè non manifesta più la febbre, la rinite, la tosse, il mal di gola, la difficoltà respiratoria e la polmonite e che risulta, che è la cosa più importante, negativo in due tamponi consecutivi, effettuati a distanza di 24 ore uno dall’altro, per la ricerca di SARS-CoV-2.

In Italia, il Consiglio Superiore di Sanità ha definito due “tipologie” di guarigione, quella clinica e quella completa.

Un paziente è ritenuto clinicamente guarito dal Covid-19 quando risultano svaniti i sintomi associati all’infezione e la guarigione è definita invece “completa”, ripetiamolo per maggior chiarezza, esclusivamente quando due tamponi consecutivi risultano negativi perché questo garantisce che l’Rna (acido ribonucleico) del Sars-Cov-2 non è più rilevabile nelle secrezioni respiratorie attraverso le quali avviene il contagio.

Considerando che Il tempo di incubazione, che intercorre tra il contagio e lo sviluppo dei sintomi che si stima vari tra 2 e 14 giorni e che nella maggior parte dei casi registrati, la malattia si manifesta tra il quinto e il settimo giorno dal «contatto» con il virus.

Il Ministro Della Salute Roberto Speranza ha affermato che per avere il polso reale della diffusione del contagio saranno dal 20 aprile eseguiti su larga scala test sierologici in grado di dosare gli anticorpi anche nelle persone ancora asintomatiche, dando naturalmente la precedenza alle categorie maggiormente a rischio di contagio.

L’indagine sulla siero-prevalenza è dunque uno dei punti della strategia sanitaria del Governo Nazionale e Regionale che insieme al rafforzamento della rete territoriale di assistenza con la creazione di Covid-Hospital dedicati, all’utilizzo di App per il tracciamento e l’assistenza a distanza, permetteranno di ridurre in Italia l’incidenza e la prevalenza della diffusione del contagio del coronavirus.

Con lo studio di siero-prevalenza si potrà indagare quante persone sono venute a contatto con il virus e capirne qual è la reale circolazione, in modo da dare ai cittadini dei territori dove la circolazione è minima maggiore libertà di movimento.

I cittadini dovranno però sempre con alto senso di responsabilità rispettare le norme del distanziamento sociale e di protezione individuale con l’utilizzo di maschere e guanti monouso.

Le mascherine chirurgiche sono monouso e una volta indossate dovrebbero essere immediatamente smaltite nella spazzatura (Raccolta Indifferenziata).

A malincuore cari amici, mi è capitato andando in reparto la mattina di scorgere guanti e mascherine chirurgiche monouso abbandonate per strada e nelle vicinanze di alcuni supermercati. Faccio appello al senso civico e alla responsabilità dei cittadini ma sarebbe soprattutto importante far partire una campagna di informazione e sensibilizzazione seguendo le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) dove viene specificato come smaltire i presidi anti-infezione quali mascherine e guanti.

Altro problema da risolvere, considerata l’emergenza attuale ed il sempre più difficile reperimento di mascherine chirurgiche, è come disinfettarle per garantirne il riutilizzo in sicurezza.

Ecco come si fa, così rispondo alle richieste di mia mamma che telefonicamente mi ha pregato di scrivere qualcosa a riguardo…

Partiamo da quelle chirurgiche che rappresentano quelle più diffuse ed io oserei dire più opportune, per la popolazione. Premessa importantissima: ovviamente, non si possono sanificare le mascherine usate da chi opera con persone infette o ad alto rischio di contagio!

Ecco come procedere alla sanitizzazione delle mascherine monouso seguendo le istruzioni diffuse dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

COSA SERVE

Soluzione idroalcolica (alcol al 70%) in uno spruzzatore.

COME PROCEDERE

Per eseguire la sanificazione, lavatevi bene le mani, toglietela mascherina usando gli elastici e lavatevi ancora una volta le mani. Indossate, a questo punto, dei guanti monouso o disinfettate le mani, mettete la mascherina su una superficie lavata con acqua e sapone o disinfettante idoneo, spruzzate uniformemente la mascherina con alcool al 70% su tutta la superficie, compresi gli elastici, senza eccedere nella bagnatura.

Girate la mascherina e ripetete l’operazione. Lasciate agire fino alla completa evaporazione in un luogo protetto, per almeno 30 minuti.

Una volta sanificata la mascherina, evitate di contaminarla. Se emana ancora un forte odore di alcool, lasciatela asciugare ulteriormente su una superficie pulita e sanificata, altrimenti riponetela in una busta di plastica fino al nuovo uso.

Una precisazione, amici miei, le mascherine chirurgiche hanno la capacità filtrante del 95% verso l’esterno ma proteggono poco (solo il 25%) dall’esterno verso chi le indossa. In parole povere sono consigliate per chi è raffreddato e ha bisogno di evitare di contagiare gli altri. Però se tutta la popolazione le indossa la protezione per l ‘intera comunità aumenta in maniera esponenziale.

Le maschere FFP2/FFP3

Sono mascherine con un’elevata protezione per chi le indossa in quanto riducono al minimo il rischio di essere contagiati dai virus.

In carenza di disponibilità a reperirle si possono santificare e riutilizzarle dopo aver effettuato due trattamenti:

– Esposizione da entrambi i lati ad alta temperatura (superiore a 60°) come ad esempio il vapore del ferro da stiro a debita distanza.

Trattamento con soluzioni disinfettanti e spray con alcol almeno al 70% (effettuare la stessa operazione descritta con la mascherina chirurgica).

NON UTILIZZATE ASSOLUTAMENTE CANDEGGINA O SOLUZIONI A BASE DI IPOCLORITO DI SODIO PERCHE’ POTRESTE INCORRERE IN IRRITAZIONI DELLE VIE AEREE SUPERIORI O PEGGIO IN VERI E PROPRI AVVELENAMENTI!

Ricordate, amici miei, che l’uso delle mascherine deve essere sempre combinato con altre azioni di prevenzione ed igiene personale e respiratoria.

Va infatti sempre ricordato che nessuna misura da sola può fornire una protezione completa nei confronti delle infezioni ma soltanto una serie combinata di azioni, nelle aree con casi confermati di coronavirus può ridurre il rischio di infezione.

Per la riduzione del rischio di infezione le misure raccomandate sono le seguenti: lavare frequentemente le mani con acqua e sapone, o in assenza di questi, con soluzioni detergenti a base di alcol; in caso di lavaggio con acqua e sapone le mani debbono essere strofinate per almeno 40 secondi, mentre in caso di uso di detergenti a base di alcol debbono essere strofinate fino a che non ritornino asciutte. Ricordate di coprire naso e bocca con un fazzoletto quando si tossisce e di starnutire nel fazzoletto monouso o nella piega del gomito. Evitare sempre di toccare occhi, naso e bocca con mani non lavate (le infezioni, e non solo il coronavirus, si trasmettono in questo modo).

Rimanete a casa, astenendovi dall’uscire, mettervi in viaggio, andare al lavoro se presentate sintomatologia similinfluenzale e fino a completa risoluzione di questa per almeno 48-72 ore.

E soprattutto rispettate la regola del “Distanziamento sociale” di almeno 1 metro, che in assenza di un vaccino, rappresenta l’unica arma a disposizione di noi medici per contenere l’emergenza. Ricordate sempre amici miei che le mascherine hanno la loro utilità, ma servono soprattutto comportamenti responsabili!

Speriamo, che la scienza riuscirà a produrre presto un vaccino contro il coronavirus che ci consentirà velocemente di tornare davvero alla normalità.

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