Operazione “Palude”, rinviati a giudizio l’ex ingegnere capo del Genio Civile di Trapani e altri 13 indagati

Si tratta del 62enne alcamese Giuseppe Pirrello, al centro di un presunto giro di corruzione

Sono 14 gli indagati che andranno a giudizio, 4 i prosciolti mentre altri 2 sono quelli già andati a sentenza nell’ambito del procedimento penale scaturito dall’operazione “Palude” condotta nel 2018 dalla Guardia di Finanza che vede l’ex ingegnere capo del Genio Civile di Trapani, il 62enne alcamese Giuseppe Pirrello, al centro di un presunto giro di corruzione, scambi di favore e mazzette con liberi professionisti, impiegati della pubblica amministrazione e cittadini.

La giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Trapani Roberta Nodari, – come riporta un articolo pubblicato stamane sul Giornale di Sicilia – si è pronunciata in un’unica udienza sia per chi aveva chiesto il rito abbreviato sia per chi ha optato per l’ordinario ed
era ancora in attesa di un eventuale rinvio a giudizio.

Già condannato, invece, a due anni
e 8 mesi, il 53enne alcamese Giuseppe Grillo e mentre il 55enne Gaspare Motisi, di Castellammare del Golfo, è stato assolto. Sono stati, invece, prosciolti da ogni accusa il 66enne Giovanni Lentini, di
Castelvetrano, il 66enne Andrea Pirrone e i castellammaresi Giuseppe Mulé, 48 anni, e Felice Scaraglino,
51 anni.

A carico dell’ex ingegnere capo del Genio civile restano otto degli originari undici capi di imputazione. Con lui andranno davanti al giudice gli alcamesi Aurelio e Francesco Pirrello, rispettivamente di 32 anni e 58 anni, il 74enne Giuseppe Pipitone, il 69enne Vincenzo Coppola, il 62enne Gaetano
Vallone, Vincenzo e Giuseppe Paglino, rispettivamente di 77 e 52 anni, il 33enne Vito Emilio Bambina, Stefano e
Francesco Gebbia, rispettivamente di 66 e 31 anni, il 29enne Antonio Colletta, il 65enne Ignazio Messana e il 53enne Giuseppe Maiorana di Calatafimi.

Dalle indagini delle Fiamme Gialle sarebbe emerso un sistema di rapporti illeciti tra burocrati e imprenditori con accuse che vanno dalla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, al falso materiale e ideologico commesso da pubblici ufficiali in atti pubblici
e violazioni alla normativa in materia di appalti pubblici.

Pirrello avrebbe agevolato le pratiche che finivano al Genio Civile e che passavano attraverso l’ufficio privato del figlio, con studio di geometra ad
Alcamo. Il dirigente avrebbe avuto anche rapporti con altri dipendenti pubblici, o con ingegneri, architetti o cittadini le cui pratiche passavano dal suo ufficio.

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