“La notizia del migrante morto suicida al Cpr di Roma, dopo il trasferimento dal Cpr di Trapani ci rattrista e preoccupa perché mette il luce, ancora una volta, l’inadeguatezza di questi centri, che avevamo denunciato anche prima della visita ispettiva svolta insieme all’onorevole Giovanna Iacono”.
Così il segretario e la presidente provinciale del PD di Trapani, Domenico Venuti e Valentina Villabuona, intervengono sulla vicenda del suicidio del 22enne originario della Guinea avvenuto nel CPR di Ponte Galeria a Roma. Sull’accaduto la Procura romana ha aperto un fascicolo per istigazione al suicidio.
Dalle informazioni acquisite dal suo avvocato d’ufficio a Trapani, proseguono Venuti e Villabuona, “il ragazzo guineano aveva gravi problemi, tali da rendere incompatibile la sua permanenza all’interno del centro, così come segnalato dallo stesso legale d’ufficio, che chiedeva il trasferimento considerando rischiosa la sua permanenza nella struttura”.
L’avvocato, come abbiamo appurato, aveva inviato una segnalazione alla Questura di Trapani lo scorso 14 novembre – cioè circa un mese dopo l’arrivo del giovane al CPR di contrada Milo a seguito del decreto di espulsione nei suoi confronti emesso dalla Prefettura di Frosinone – segnalandone la condotta “del tutto incompatibile con le condizioni del Centro (probabilmente per via di disturbi psichici derivanti da esperienze traumatiche ) al punto da mettere a serio rischio la propria e l’altrui incolumità”. A supporto della sua richiesta di trasferire il 22enne in un centro più idoneo, aveva allegato la relazione di una psicologa che avrebbe evidenziato la condizione in cui versava il migrante.
Dalla Questura gli era stato risposto che il giovane guineano era in possesso della certificazione sanitaria di idoneità alla vita in comunità ristretta, che era monitorato dal personale della cooperativa che gestisce il CPR di Trapani e che, da un apposito consulto richiesto ed effettuato da personale medico dell’Asp di Trapani, non erano emerse criticità tali da comportare il trasferimento del migrante. Il giovane, però, a pochi giorni dal suo trasferimento, dopo i disordini e gli incendi che hanno reso inagibile il CPR di Trapani, si è tolto la vita.
Secondo i vertici provinciali del PD questo epilogo è “una tragedia che si poteva e doveva evitare perché è impensabile che in una struttura dello Stato si arrivi al suicidio, peggio se tutti gli operatori avevano prudentemente segnalato un rischio concreto. La frase lasciata dal ragazzo, infine, che chiede che il suo corpo venga riportato in Africa, dà la dimensione della disperazione di chi si ritrova, bloccato in un centro di detenzione per mesi, senza una reale possibilità di rimpatrio, in assenza di accordi con i Paesi di provenienza”.
“I Cpr – concludono Venuti e Villabuona – non sono strutture adeguate e vanno chiusi, ritornando ad un accoglienza vera, che crei sicurezza ed integrazione.
Non si comprende un uno Stato democratico quale sia il motivo di privare della libertà soggetti che non hanno commesso alcun crimine, se non quello di sperare in una vita migliore”.