I volontari dell sezione trapanese dell’associazione animalista Oipa sono intervenuti ieri sera, su segnalazione della Questura, al porto di Trapani dove era in corso lo sbarco di migranti dalla “Sea-Eye 4”.
Una delle donne che erano sulla nave della ong tedesca aveva, infatti, viaggiato dalla Libia con un piccione, tenuto come animale domestico e da cui non si era voluta separare al momento dell’imbarco per il suo “viaggio della speranza”.
«Quando siamo stati contattati dalla Questura pensavamo ad una segnalazione come le altre e, invece, no – racconta Baldo Ferlito, vice delegato Oipa di Trapani – i poliziotti che erano sul posto ci hanno riferito che il volatile era giunto al porto con una donna che lo teneva assicurato al braccio con una catenella».
Una volta approdata, le è stato detto che non avrebbe potuto tenere il piccione con sé per via della quarantena anti Covid a cui doveva, come tutti gli altri migranti, sottoporsi. A questo punto l’Oipa è scesa in campo: «Due nostre volontarie hanno recuperato il piccione e lo hanno provvisoriamente trasferito al Centro operativo provinciale (Cop) della Forestale di Trapani, dov’è stato messo in sicurezza», continua Ferlito.
Adesso, però, si cerca una sistemazione per il piccione che non può essere accolto al Centro di recupero volatili di Ficuzza (Pa) ma neppure lasciato in libertà perché non sarebbe in grado di procurarsi il cibo e potrebbe essere attaccato da altri animali. Il veterinario consultato dai volontari dell’Oipa ha trovato l’animale in buona salute ma ha evidenziato che gli sono state spuntate le ali, proprio perché tenuto come animale domestico.
Sarebbe opportuno, a questo punto, che si provasse a rintracciare la padrona a cui riconsegnarlo alla fine della quarantena. Sarebbe un “lieto fine” auspicato da tutti per questa storia.
«Un ringraziamento particolare va alla Polizia di Stato che si è prontamente attivata per cercare di salvaguardare la vita dell’animale», conclude il vice delegato Oipa.