di Nicola Rinaudo
A cinque anni dalla sua scomparsa (il 19 gennaio 2018), arriva la cittadinanza onoraria per Aristide Zucchinali. Il Consiglio comunale di Trapani, con propria determina, ha concluso un percorso lungo e tortuoso, infarcito da troppa burocrazia.
Apertosi con un atto d’indirizzo (primo firmatario il consigliere, Giuseppe Virzi) risalente al maggio dello scorso anno; approdato in aula il 9 giugno e approvato all’unanimità dall’assemblea comunale. Il protocollo prevede che tra una quarantina di giorni (a cavallo fra la seconda metà di febbraio e i primi di marzo) il massimo consesso civico si riunirà in seduta straordinaria per procedere, attraverso una cerimonia solenne, al conferimento dell’onorificenza.

Un altro bel capitolo, dunque, si aggiunge a questa meravigliosa, eterna storia d’amore, fra la città dei due mari e la leggenda granata. A volte, nella narrazione di questa favola, abbiamo la sensazione che qualcosa ci sfugga. L’imponderabile passa sopra le nostre teste. Niente domande. È così e basta. Come correre dietro ad un pallone e prenderlo a calci. Sì, anche per soldi, ma se lo fai col cuore è tutta un’altra musica. Ogni cosa torna al suo posto. E il cerchio si chiude.
Zucchinali e il Trapani, il Trapani e Zucchinali, più che un romanzo sportivo, rappresentano la metafora della vita. Al centro della scena valori forti, veri; che questa società in continuo declino ha sostituito con disvalori. Facendo assumere a questi ultimi la connotazione di valori. Pensate un po’ in che pasticcio ci siamo cacciati. Ma non disperiamo.
Lo spirito di sacrificio, il senso della rinuncia, la dedizione verso gli altri, possono tornare di moda. Basta azzeccare la scelta degli interpreti. Come lo sono stati l’anima semplice e genuina di un signore proveniente dalle valli bergamasche, fiero delle sue origini contadine; che ci mette un attimo ad innamorarsi perdutamente di questa terra e del suo popolo. E quello stesso popolo che, al primo sguardo, lo adotta come un suo figlio. Per ora, ci fermiamo qui. Il seguito, nel giorno – si fa per dire – dell’incoronazione.