Si trova da ieri in una Comunità Terapeutica Assistita, nel territorio provinciale di Trapani, la ventisettenne Marta, la migrante della cui difficile situazione ci siamo occupati dallo scorso mese di gennaio.
La donna, di origine nigeriana, era stata ricoverata, da ultimo, lo scorso 10 aprile presso il Servizio di Salute Mentale all’ospedale “Sant’Antonio Abate” di Trapani, con il consenso del tutore legale, nel frattempo nominato dal Tribunale dopo la dichiarazione di interdizione, dopo essere stata trovata a camminare lungo i binari della ferrovia.
Dopo aver stazionato per circa tre mesi sotto il porticato di un palazzo di via Osorio, Martha era stata indotta ad allontanarsi dopo che i proprietari avevano fatto collocare una rete per impedire l’accesso all’area coperta. La donna aveva trovato una nuova sistemazione sulla spiaggia di fronte piazza Vittorio Emanuele dove cittadini di buon cuore – che, fortunatamente, non sono mancati in questa storia di “difficoltà” delle Istituzioni a dare tempestiva risposta ad un evidente disagio – oltre a portarle cibo e vestiario, le avevano installato una piccola tenda da campeggio per ripararsi dal freddo e dal salmastro. Poi il ricovero con un primo periodo in TSO, disposto, per competenza, dalla sindaca di Erice, e successivamente proseguito su base “volontaria”, cioè con l’avallo del tutore, nell’attesa di individuare una idonea struttura di cura e riabilitazione.
Oggi la nostra speranza è sempre la stessa di quando abbiamo incontrato Martha in una gelida e piovosa sera d’inverno: che questa giovane donna possa trovare, oltre che una qualità di vita migliore di quella che conduceva, anche la lucidità necessaria a tornare padrona della sua vita e capace di compiere scelte buone per sé. Che anche per lei possa sbocciare la primavera.
Intanto, grazie a Giusi e alla sua bambina, a Salvatore, Maria Pia, Maurizio, Antonella, Francesco, Giampiero, Fabio e tanti altri che – ciascuno per come ha potuto – non si sono girati dall’altra parte.