Presentato a Trapani il Rapporto Ecomafia 2023, la ricerca realizzata ogni anno dall’Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente.
L’incontro si è svolto nell’aula magna dell’Istituto “Nunzio Nasi” di Trapani alla presenza di autorità, rappresentanti delle forze dell’ordine, Guardia costiera, amministratori comunali, direttori di Riserve, guardie ambientali, associazioni, insegnanti e cittadini.
Dopo i saluti del dirigente scolastico olastico Ignazio Monticciolo, del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida, di Gino Gandolfo in rappresentanza del vescovo di Trapani, e di Benigno Martinez, presidente del locale circolo di Legambiente, ha avuto inizio l’incontro.
Sono intervenuti Gianfranco Zanna, responsabile ecomafie Legambiente Sicilia, Gisella Mammo Zagarella della Coop. Calcestruzzi Ericina libera, il giornalista Rino Giacalone e il procuratore Capo del Tribunale di Trapani Gabriele Paci che ha parlato degli incendi verificatisi nel Trapanese.
Anche in questa occasione è stata ribadita la necessità di azioni coordinate, da parte di Enti ed Istituzioni, anche con l’utilizzo della tecnologia moderna, come telecamere e droni. Il procuratore ha ribadito quanto sia importante trovare i punti di innesco, fondamentali per mettere in moto le ricerche satellitari utili ad acquisire ulteriore materiale investigativo.
Ha concluso i lavori Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia, che ha ricordato come la Sicilia sia stabilmente tra le prime regioni, al terzo posto, del nostro Paese per numero di reati contro l’ambiente, come racconta ogni anno il Rapporto Ecomafia, giunto quest’anno al trentennale dalla prima pubblicazione.
“Per contrastare la diffusione di questi fenomeni criminali, che vedono da sempre un ruolo attivo di cosa nostra – ha detto – è indispensabile affiancare all’attività repressiva svolta dalle forze dell’ordine e dalla magistratura un grande impegno culturale. L’ecomafia, infatti, affonda le sue radici nel’indifferenza e sottovalutazione, oltre che in connivenze e complicità”.
Per Legambiente quella contro l’ecomafia è una doppia sfida che si può vincere, da un lato, rafforzando le attività di prevenzione e di controllo, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo delle risorse stanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza; dall’altro mettendo mano con urgenza, a partire dall’Europa, a un quadro normativo condiviso su scala internazionale, con cui affrontare una criminalità organizzata ambientale che non conosce confini.
Il Rapporto Ecomafia è realizzato ogni anno dall’Osservatorio nazionale ambiente e legalità di Legambiente, in collaborazione con tutte le forze dell’ordine, (Arma di Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia di Stato, Direzione Investigativa antimafia, Corpo forestale delle Regioni a statuto speciale), le Capitanerie di Porto, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, l’Ispra e il Ministero della Giustizia.