Trapani, il messaggio dell’Ordine per la “Giornata internazionale dell’Avvocato in pericolo”

Un'occasione per far conoscere i rischi dell'esercizio della professione in molti Paesi

Oggi, 24 gennaio, si celebra la
Giornata internazionale dell’Avvocato in pericolo”, iniziativa che intende portare all’attenzione della società civile e delle Istituzioni la situazione degli avvocati in tanti Paesi e far conoscere i rischi che affrontano nell’esercizio della professione.

La data scelta non è casuale: il 24 gennaio 1977, in calle Atocha 55, a Madrid, furono uccisi cinque avvocati, esperti di Diritto del Lavoro, “colpevoli” di aver esercitato in maniera indipendente e autonoma la loro professione e di battersi per la difesa dei loro assistiti nel quadro del rispetto dei diritti fondamentali e del giusto processo, come previsto nelle Convenzioni internazionali.

Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Trapani e il suo Comitato Pari Opportunità hanno diffuso un comunicato per sottolineare la ricorrenza. “Dopo Iran, Turchia, Filippine, Paesi baschi, Honduras, Cina, Egitto, Pakistan e Colombia, solo per citare alcuni Paesi – si legge nella nota stampa – si è pensato nuovamente alle colleghe e colleghi iraniani, particolarmente esposti alle rappresaglie del regime locale”.

Quest’anno il CNF, con la Commissione Pari Opportunità e la FAI, hanno inteso collegare in un percorso ideale il 25 novembre – Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne – con quella del 24 gennaio nel nome di Nasrin Sotoudeh, l’avvocata iraniana che rappresenta il volto di tutte le donne che lottano per la tutela dei diritti umani di donne e ragazze e alla quale, in occasione della sessione del Congresso nazionale del dicembre scorso, ha attribuito il premio dell’Avvocatura italiana per il suo straordinario e coraggioso impegno nella salvaguardia dei diritti umani, in particolare quelli delle donne che rivendicano la libertà di non indossare il velo. Arrestata nuovamente lo scorso 29 ottobre mentre partecipava ai funerali della giovane Armita Garavand, una ragazza di 16 anni morta dopo 28 giorni di coma a seguito dell’aggressione subita nella metropolitana di Teheran per aver violato le leggi sull’obbligo di indossare il velo, Nasrin Soutodeh ha subito un nuovo ingiusto periodo di prigionia e violenze fisiche e psicologiche prima di essere scarcerata, dietro pagamento di una cauzione, il 15 novembre, seppure in attesa di essere nuovamente giudicata.

“Il pensiero del Foro di Trapani, però – prosegue la nota stampa – è rivolto anche alla condizione delle colleghe e colleghi tunisini. Tunisi dista dalla nostra città poco più di 80 miglia nautiche ma, a fronte di un così esiguo tratto di mare, è certamente notevole il divario tra le condizioni lavorative degli avvocati e assolutamente gravosa la possibilità per la cittadinanza di avere accesso alla Giustizia. Persino in Tunisia, infatti, il lavoro degli avvocati è reso spesso difficoltoso dalla mancanza di garanzie difensive e costituzionali; proprio pochi giorni orsono ben sei ex presidenti dell’Ordine e oltre 200 avvocati si sono mobilitati per la liberazione dei colleghi.

L’avvocato – anche in Italia dove fortunatamente le garanzie e le condizioni di lavoro sono certamente lontane da quelle che sussistono nelle nazioni dove non c’è democrazia ed il diritto non esiste – è il primo baluardo per ogni cittadino che intenda ricevere Giustizia. Il suo impegno per la tutela dei diritti è totale e senza riserve e l’Avvocatura italiana vuole ricordarlo con forza e decisione. Senza avvocati non ci sarebbe una compiuta Giustizia!”, concludono l’avvocato Salvatore Longo, presidente dell’Ordine degli Avvocati, avvocato Salvatore Longo, e l’avvocata Giacoma Castiglione, presidente del Comitato Pari Opportunità.

 

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