Trapani e quella sua Sanità “malata” tra appalti truccati, truffe e corruzione

Una fotografia impietosa delle modalità distorte e distorsive utilizzate dagli indagati

La cronaca, come sempre, supera la fantasia di qualsiasi scrittore. Questo viene da pensare davanti ai fatti alla base dell’ordinanza con la quale la gip del Tribunale di Trapani Caterina Brignone ha disposto misure nei confronti di 13 dei 17 indagati nell’ambito dell’operazione “Aspide” condotta dalla Guardia di Finanza di Trapani con il coordinamento della locale Procura della Repubblica.

Così, all’allora dirigente generale dell’Asp Fabio Damiani – già incappato nelle maglie della Giustizia nell’ambito dell’operazione “Sorella Sanità” – viene contestato di avere “turbato”, insieme a Giuseppa (detta Maria Pia) Messina e all’ingegnera marsalese Antonella Federico, la procedura con la quale veniva affidato l’appalto per la fornitura di attrezzature sanitarie, durante l’emergenza Covid, favorendo un’azienda. Sarebbe anche stata attestata falsamente la conformità degli apparecchi consegnati a quanto previsto nel capitolato.

Il direttore sanitario Gioacchino Oddo si sarebbe prodigato, chiedendo in cambio “attenzioni sessuali”, per far ottenere in tempi celeri ad una donna il rinnovo della patente speciale. Oddo, inoltre, insieme ad un dipendente Asp e al primario di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Trapani Carlo Gianformaggio, avrebbe favorito il figlio di quest’ultimo in una procedura di selezione per un incarico a tempo determinato facendogli conoscere in anticipo le domande che gli sarebbero state rivolte.

Da parte sua Carlo Gianformaggio, per il quale gli inquirenti formulano l’ipotesi di reato di favoreggiamento personale e rivelazione di segreti d’ufficio, avrebbe informato Oddo delle indagini al suo carico per metterlo in guardia anche in vista di futuri favori che questo avrebbe potuto fargli come in occasione dell’aiuto garantito al figlio Gaspare.

Ancora, il direttore sanitario dell’Asp di Trapani avrebbe posto in essere una serie di atti contrari ai suoi doveri di ufficio per consentire la nomina di Antonio Sparaco a direttore “in sostituzione” della U.O. Salute Globale dell’Asp, funzione per la quale quest’ultimo non avrebbe avuto il curriculum professionale necessario. In cambio Sparaco gli avrebbe promesso di acquisire e rivelargli dettagli sulle indagini a suo carico. Anche il successivo bando per l’assegnazione dell’incarico sarebbe stato pilotato a favore di Sparaco.

Nella qualità di presidente di commissioni giudicatrici, Giuseppa Messina avrebbe rivelato in anticipo argomenti di esame e in un caso avrebbe ricevuto dai “beneficiati” – una sarebbe l’attuale presidente del Consiglio Comunale di Trapani Annalisa Bianco – un paio di orecchini mentre; per aver “scelto” un’azienda per svolgere attività di sanificazione, avrebbe ricevuto in omaggio costosi prodotti ittici.

Ad Antonio Sparaco, inoltre, gli inquirenti attribuiscono una serie di episodi in cui avrebbe attestato falsamente di essere in servizio o di fruire di permessi per servizio mentre in realtà si occupava di faccende personali come recarsi dal meccanico o in una sua abitazione fuori Trapani.

C’è poi l’odontoiatra Alberto Adragna, che – secondo gli inquirenti – pur di non dover chiudere per alcuni giorni il suo studio dopo essere stato contagiato dal Covid, avrebbe indotto la compagna Giuseppa Messina, risultata positiva, a non dichiarare il contatto stretto tra i due e avrebbe poi nascosto la propria positività coinvolgendo un amico, direttore sanitario di un importante laboratorio di analisi di Trapani: per favorirlo, questi avrebbe alterato i report sui positivi da trasmettere all’Asp.

Quella che ne viene fuori è una fotografia impietosa delle modalità distorte e distorsive con cui i “protagonisti” di questa vicenda hanno esercitato i loro ruoli e utilizzato il loro potere nell’ambito della Pubblica Amministrazione.
Alla luce delle attuali risultanze investigative, quasi paradossale appare, in ultimo, che l’inchiesta abbia tratto origine dalla denuncia presentata, nel 2020, proprio dallo stesso Gioacchino Oddo e dal direttore amministrativo dell’Asp in merito alle criticità riscontrate nell’iter per la fornitura di attrezzature per fronteggiare l’emergenza Covid. Quella in cui sarebbe implicato Fabio Damiani. E che è diventata un boomerang.

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