Ha preso il via lo scorso 20 novembre, proprio in occasione della “Giornata internazionale dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza”, il progetto “La scuola promessa” delll’Ambito Territoriale di Trapani per promuovere il benessere scolastico ed educativo.
Lo scopo è quello – dopo un lungo lavoro di “censimento” delle risorse presenti sul territorio che ha già condotto a una prima riunione con oltre 40 tra cooperative, associazioni, fondazioni, Istituzioni e gruppi di docenti con competenze ed esperienza educativa – di attivare microprogettualità efficaci contro il disagio e a sostegno delle disabilità.
La strategia del progetto – che è sostenuto dal direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale, Stefano Suraniti – è quella di ottimizzare le capacità d’intervento dell’Ufficio scolastico provinciale e di tutte le scuole del Trapanese, promuovendo una “presa in carico” condivisa da parte di tutti gli attori coinvolti nel processo educativo e di formazione per una Scuola che sia più flessibile, aperta alle innovazioni e aggiornata dall’interno grazie all’impegno delle famiglie e degli operatori del Terzo settore.
Il cambio di paradigma – che inizia col riflettere sul senso della diversità, delle potenzialità e dei saperi di ciascuno, valorizzando anche esperienze e competenze delle famiglie e degli operatori del territorio – vuole essere quello della realizzazione di percorsi di reale integrazione e inclusione scolastica e sociale a medio e lungo termine.
Ai tavoli di lavoro della “Scuola promessa” si discuterà per realizzare efficaci strategie di inclusione e migliorare gli ambienti di apprendimento (e, quindi, gli ambienti di vita) in modo che siano realmente aperti e inclusivi. Potranno nascere sperimentazioni circostanziate, per innovare e migliorare le prassi educative e l’efficace cooperazione e condivisione fra i diversi attori sociali, interni ed esterni alle scuole di Trapani, attivando la progettazione e la regolazione in itinere dei progetti educativi, individuando e definendo gli strumenti, anche minimi ma sostenibili e replicabili, di “benessere” educativo, sociale e organizzativo.
A breve, negli uffici di via Castellammare, sarà costituita anche una Commissione di lavoro operativa. Alla sperimentazione, infatti, è legata la possibilità di far maturare, all’interno delle singole scuole e all’interno delle diverse reti di scopo, nuovi piani e modelli di formazione del personale scolastico e delle classi: piani di formazione flessibili, specifici e integrati, che coinvolgano, ad esempio, gli interi gruppi di lavoro (il Consiglio di classe, il Dipartimento, i Consigli di interclasse) per giungere a una dimensione dei processi formativi non più segmentati e parcellizzati e aridamente appiattiti sulle diverse tematiche.
Al tavolo di regìa siederanno le scuole sedi degli Osservatori contro la dispersione, le scuole polo per la formazione e l’inclusione e i singoli dirigenti scolastici interessati a lavorare in squadra.
Il progetto di ricerca e gli interventi nasceranno “dal basso” cioè dalle esigenze reali delle classi, della comunità educante e sulla base del fabbisogno effettivamente rilevato nei quartieri, nelle contrade, per migliorare l’inclusione degli studenti con disabilità e/o in difficoltà.
I primi obiettivi da perseguire sono lo sviluppo di una visione inclusiva della disabilità orientata alla vita autonoma, indipendente e la promozione di un sistema di interventi a contrasto del disagio giovanile che sia realmente condiviso e sostenibile.