Correva l’anno 1977
In Italia erano anni molto difficili, erano i famosi anni di piombo e il 1977 probabilmente è l’anno più difficile della storia della repubblica italiana. Le BR sono argomento quotidiano nei giornali e nei telegiornali e la parola entrata nel dizionario di quell’anno fu “Gambizzare”, si respirava un’aria proprio non salutare.
Nel 1977 esce al pubblico il film cult della cultura underground dei sobborghi metropolitani statunitensi e in particolare della città di New York: Saturday night fever
New York, viveva uno dei momenti più difficili della sua storia.
Crimine, prostituzione, droga, la vita quotidiana non era semplice, come contrappeso a questo squallore c’erano i club, luoghi in cui la gente andava per scatenarsi, grazie al potere trascinante della musica. Un divertimento esclusivamente per adulti fatto da adulti.
Lo Studio 54 si trovava a Manhattan, tra la Settima e l’Ottava Avenue. Era una zona malfamata, dove potevi rischiare la vita ogni sera.
Il club è stato fondato da due amici di lunga data, Steve Rubell e Ian Schrager. Per il riadattamento da teatro a discoteca ci vollero sei settimane di duro lavoro, l’operazione costò circa 700.000 dollari e l’inaugurazione avvenne il 26 aprile del 1977.
La pista era ampia 1800 mq con 54 diversi effetti luminosi, neon rotanti, luci strobo e torri con riflettori colorati e luci intermittenti. La console del disc-jockey era nel palco, in posizione dominante e il bar si trovava a bordo pista, salendo una scala in stile barocco si accedeva alla zona divani.
Steve Rubell amava dire che ogni sera doveva essere “la festa più grande del mondo”, ogni giorno una sorpresa diversa o un nuovo eccesso, perciò ogni serata allo Studio54 rappresentava un evento unico e irripetibile.
Tutti potevano sentirsi star di una notte, poiché non venivano fatte distinzioni di ceto o di stato sociale. La selezione all’ingresso era durissima, poiché l’ingresso al pubblico era limitato e basato solo su fattori estetici e di dress code.
Alla fine degli anni ’70, Studio 54 divenne uno dei locali notturni più conosciuti al mondo e ha svolto un ruolo determinante nella diffusione della disco music e della cultura dei locali notturni.
CHIC & Grace Jones
Notte di Capodanno del 1977. Nile Rodgers e Bernard Edwards, hanno già avuto un certo successo con due brani “Everybody Dance” e “Dance, Dance, Dance”. Sono già il gruppo dance di riferimento a NY, nelle radio e nelle discoteche, ma non hanno ancora sfondato in tutto il mondo. Sto parlando del gruppo musicale degli CHIC.
Vengono avvertiti che Grace Jones li vuole incontrare per scrivere e produrre il prossimo album. È la notte di capodanno e vengono inviati nel locale notturno più esclusivo della città, lo Studio 54.
Grace Jones li chiama al telefono e gli dice “Dite che siete amici personali di miss Grace Jones”, con uno strano accento finto austriaco con cui parlava per darsi un certo tono.
Peccato però che successivamente la cantante si sia completamente dimenticata di farli inserire in lista, così quando i due degli Chic provarono a ripetere quello strano messaggio in codice vennero rimbalzati e al terzo tentativo gli chiusero definitivamente la porta in faccia.
Incazzati, arrabbiati e vestiti come dei pinguini in frac, i due tornano nella stanza prenotata al Park Savoy Hotel, si ubriacano e cominciarono una jam session improvvisando alcune note. “Fuck off! Fuck off! Studio 54!” (“Fottiti! Fottiti Studio 54!”).
In breve una canzone prende forma ma con quella parolaccia nel mezzo nessuno l’avrebbe passata in radio, per cui pensarono bene di cambiare il “Fuck Off” in “Freak Out” da “Fottiti” a “Fuori di testa” e al primo “Aaaahh Freak Out!” trovarono anche il titolo perfetto, i due avevano composto “Le Freak”, il più grande successo degli Chic.
Il successo del singolo è immediato: il brano schizza immediatamente al primo posto delle classifiche americane, dove rimane in testa per 6 settimane consecutive.
È anche primo in Canada, Nuova Zelanda, Australia, Sudafrica ed entra nella Top 10 in quasi tutto il mondo. La particolarità di questa canzone sta anche nell’ultimo verso cantato, dove viene esplicitamente menzionata la discoteca: Vieni giù, al 54 (Just come on down, to the 54).
La febbre del sabato sera
Non sono molti i film che riescono a fotografare nitidamente un momento, mettendone a fuoco le atmosfere, le mode e le problematiche sociali. Ancora meno quelli che da un’inquadratura e qualche nota musicale fanno riemergere dalla memoria momenti di vita.
Impossibile dimenticare il leggendario completo bianco di Tony Manero (John Travolta) indossato nel ballo finale del film La Febbre del Sabato Sera.
Un’opera memorabile sulla gioventù emarginata alla ricerca di una propria identità attraverso droga, sbronze, risse e violenza urbana.
La trama del film affronta problemi giovanili ancora attuali come l’emigrazione, l’uso di stupefacenti, il razzismo, la violenza tra bande, lo stupro, la noia esistenziale, l’aborto.
Il film è tratto dall’inchiesta giornalistica “Riti tribali del nuovo sabato sera”, pubblicata sul “New York Magazine”, sulla vita notturna nella periferia metropolitana fatti di stenti e privazioni, in contrapposizione alla vita agiate delle classi benestanti di Manhattan, con le loro serate eccentriche.
La disco dance è il simbolo della liberazione giovanile che diventa un manifesto spirituale. Le parole, la musica e il ritmo si sintetizzano nel movimento del corpo, in quella danza troviamo la potente espressione del dramma, un momento illusorio di riscatto sociale e di autodeterminazione, capace di dilatare i limiti della dimensione umana per cinque minuti, giusto il tempo di una canzone.
La colonna sonora del film ha venduto oltre quaranta milioni di copie, diventando una delle colonne sonore più vendute di sempre.
Nel 1979 l’album vinse due Grammy Awards, quale album dell’anno e migliore interpretazione POP, inoltre ha conquistato ben quindici dischi di platino.
Il film è stato distribuito nelle sale italiane con il divieto di visione ai minori di anni 14 e questa limitazione ha invece favorito il suo successo al botteghino, uno dei maggiori musical della storia cinematografica.
Le riprese si svolsero nelle strade di Brooklyn e nella discoteca 2001 Odissey, tra luglio e agosto del 1977. Il 2001 Odyssey non esiste più, l’edificio è stato demolito e i pezzi sono finiti in vendita su eBay e un’azienda cinese ne ha comprato l’intero lotto.
Di storie sullo Studio54 ce ne sono tantissime
Durante la serata dell’inaugurazione un dottore per strada fece trapelare delle bottiglie di un sedativo-ipnotico (il Quaalude), che portò presto l’euforia al pubblico in attesa di entrare e molti finirono per fare una mega orgia per strada.
Entrando nel locale si veniva accolti da un cherubino a cavallo di una falce di luna che offriva un cucchiaino contenente cocaina.
Il sesso veniva praticato liberamente nel locale, ma per le cose più intense si scendeva nello scantinato, oltre ancora c’erano delle stanze con l’ingresso nominativo. Su queste stanze circolavano delle leggende metropolitane (Primo privée, secondo privée e dark room in latex).
Ogni compleanno delle star veniva festeggiato nei modi più eccentrici. Per Karl Lagerfeld il locale fu trasformato in una corte reale, Elizabeth Taylor ordinò la sua torta a grandezza naturale, per Dolly Parton il locale diventò una vera e propria fattoria. Bianca Jagger (allora moglie di Mick Jagger) volle festeggiare il suo compleanno in grande stile, a mezzanotte si presentò all’entrata della discoteca in sella al suo cavallo bianco..
Cosa distrusse quel momento magico?
Steve Rubell perse il senso della realtà, troppi soldi e tutti insieme (non sapevano materialmente dove metterli), le sostanze stupefacenti (circolava di tutto e di qualità eccellente), ma soprattutto arrivò l’AIDS e si diffuse con rapidità, poiché il sesso spesso era spesso promiscuo, lo stesso Steve Rubell morì di HIV nel 1985.
Ma più di ogni cosa poté l’invidia. L’invidia di qualcuno che non poteva entrare. L’invidia di chi non era stato trattato benissimo e l’invidia di una persona dello staff che sapeva dov’erano i veri soldi. L’Ufficio delle imposte si presentò e sequestrò tutto. Fece chiudere il locale e i proprietari finirono in galera per tre anni (reati di frode fiscale e falso in bilancio).
Cosa è rimasto…
Negli anni della forte contestazione giovanile, i ragazzi trovarono nella discoteca il gusto del divertimento, di uscire di casa, di socializzare, furono sdoganate le eccentricità, nessuna differenza di genere e di costume. La disco music diventò un momento di aggregazione, di divertimento.
Tutto questo è rimasto ancora, forse non più nelle discoteche, ma nei club per bere un drink con gli amici e per ascoltare e ballare della buona musica.
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Giancarlo Casano
Lettere dal Fronte è il blog di Giancarlo Casano. È possibile interagire con lui attraverso i suoi social.
PS: Queste lettere rappresentano una prosecuzione scritta della trasmissione radiofonica Good Morning Vietnam, in onda su Radio 102 il mercoledì alle ore 21.
Otiosa estate a Marsala, è tempo di Disco Music e “Studio 54” [AUDIO]