“Spese pazze” all’Ars, assolti Giulia Adamo e Livio Marrocco

I giudici li hanno scagionati dall'accusa di peculato

Erano state definite le “spese pazze” all’Ars e tradotte dalla Procura della Repubblica,di Palermo nell’accusa di peculato. Adesso le condanne inflitte in primo grado nel luglio 2020 a cinque ex deputati regionali siciliani sono state in parte cancellate e in parte ridotte dalla Corte d’Appello.

I giudici hanno assolto “perché il fatto non sussiste” l’ex capogruppo di Fli Livio Marrocco che il Tribunale aveva condannato a 3 anni. Assolta per quattro capi d’imputazione, mentre per un altro è stata dichiarata la prescrizione, anche Giulia Adamo (Pdl, Gruppo misto e Udc) che, in primo grado, aveva avuto una condanna a 3 anni e mezzo.

Un sistema che non funziona – afferma Marrocco commentando la sua vicenda – orientato solo alla gogna e non ai principi costituzionali della non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio. Non porto rancore ma non dimentico. Non avevo mai avuto a che fare con la giustizia ed ho avuto modo di vivere un mondo completamente diverso in cui la tua vita è appesa al nulla. Nessuno mi restituirà questi 10 anni, nessuno mi ridarà indietro ciò che ho perso in termini lavorativi, in termini di carriera istituzionale. Nessuno scriverà nei media tanto quanto ha scritto in termini negativi in questi anni su di me. Questo lo so ma non dovrebbe essere così! Sono riuscito a resistere in questo lungo periodo perché ero certo delle mie ragioni, perché avevo una famiglia che mi sosteneva e che io sostenevo, perché avevo il mio lavoro ed ho potuto difendermi. Non so se un’altra persona avrebbe resistito. Dobbiamo interrogarci su questo. Adesso guardo avanti portando con me questa esperienza come fonte di forza e coraggio!”

Anche per Rudy Maira (ex capogruppo del Pid) è stato assolto “perché il fatto non sussiste”, tranne che per un bonifico bancario da 2 mila euro effettuato il 29 giugno 2010, episodio che  è stato dichiarato prescritto. In primo grado era stato condannato a 4 anni e mezzo di reclusione.

Ad altri due imputati sono state ridotte le condanne: Cataldo Fiorenza (Gruppo Misto) è stato parzialmente assolto, tranne che in relazione ad alcune spese in diversi supermercati per un totale di 2.156,17 euro, ad altre in farmacia (per 381,25 euro) e per l’acquisto di un barbecue da 1.158 euro: la sua condanna è stata ridotta a 2 anni e 2 mesi (3 anni e 8 mesi in primo grado). Salvo Pogliese (Pdl ed ex sindaco di Catania) è stato assolto “perché i fatti non costituiscono reato” in relazione a spese per 45.429,70 euro e, con la formula “perché il fatto non sussiste”, in relazione ad altri 1.366,20 euro; dichiarati prescritti gli episodi legati a due assegni bancari, rispettivamente del 23 giugno e del 2 luglio 2010: la sua condanna è stata così ridotta a 2 anni e 3 mesi (in primo grado 4 anni e 3 mesi).

I giudici hanno anche deciso di ridurre l’importo delle confische: per Giulia Adamo a 7.205,78 euro, per Fiorenza a 3.695,42 euro e per Pogliese a 28.593,18 euro. Revocate tutte le pene accessorie, per lo più l’interdizione dai pubblici uffici. Cancellato in parte – per le assoluzioni – anche il risarcimento riconosciuto all’Ars che si è costituita parte civile nel processo nato da un’inchiesta del 2014 della Guardia di Finanza: le indagini avevano coinvolto un’ottantina di politici che, secondo la Procura, avevano speso indebitamente decine di migliaia di euro di fondi pubblici. Per molti di loro, poi, era stata chiesta l’archiviazione dagli stessi inquirenti. Alcuni accusati – pochi – avevano deciso di patteggiare e chi era stato processato con il rito abbreviato, come Innocenzo Leontini e Cateno De Luca, era stato assolto. La Corte dei Conti, invece, aveva pronunciato diverse condanne.

 

 

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