Ritorno al futuro distopico

Chi siamo, dove andiamo, un fiorino

Rileggere il presente con le aspettative dell’adolescenza è una lettura impietosa di quello splendido futuro che immaginavamo. Il mondo di oggi è la peggiore realizzazione del tempo immaginato, una delle epoche non memorabili della storia umana.

Città dove ogni centimetro quadrato è stato sacrificato al cemento, dove l’aria è diventata irrespirabile a causa dell’esistenza umana, dove la natura è stata piegata alle necessità della nostra specie e ridotta a un ricordo lontano di ciò che era.

La forbice delle disuguaglianze economiche ha toccato i massimi storici, il 10% della popolazione possiede il 76% di tutta la ricchezza globale. Una piccola élite che è responsabile dell’emissione globale del 50% della CO2 e che detiene la maggior parte della ricchezza e del potere mentre la maggioranza della popolazione lotta per la sopravvivenza.

L’entrata nel mondo del lavoro è diventata via via sempre più precaria, con salari e pensioni che da anni non vengono adeguati all’inflazione.

La politica è stata corrotta dalle big companies e dagli interessi dei gruppi di potere, ha tradito gli ideali dell’etica e della trasparenza su cui si basa la democrazia, dimenticando che il suo fine ultimo è favorire il benessere dei cittadini.

La povertà, come festeggiava un ministro qualche anno fa, non è stata abolita anzi è aumentata e le condizioni di vita sono diventate estremamente precarie per la maggior parte delle persone.

La tecnologia è così invasiva da limitare le libertà personali, governi che con la scusa dell’ordine pubblico controllano e censurano le opinioni dei singoli e monitorano le attività dei cittadini. La privacy è ormai obsoleta, rimane un concetto utopistico quale mezzo di protezione dei diritti individuali online e offline, grandi aziende che manipolano le informazioni per influenzare le scelte delle persone assecondando esclusivamente i loro fini e interessi.

La dipendenza social è un caso di studio clinico, molte persone trascorrono la propria esistenza come proiezione dell’io virtuale su uno schermo di un telefonino, l’avatar è diventato l’espressione dell’apparenza cybernetica con cui nutrire l’ego di una vita a volte mediocre.

L’oggi distopico è un treno deragliato su un binario morto, poco o niente corrisponde realmente a quelle aspettative giovanili. È un’era di decadenza e degrado, in cui l’umanità ha perso il senso di comunità sostituita dal culto dell’io, dell’apparenza e del consumismo.

La storia ci mostra che il progresso è spesso il risultato di innovazioni e cambiamenti e che l’immobilismo è declino. La salvezza potrebbe essere quella di fare non un passo indietro ma di fianco, per capire quando e dove abbiamo smarrito il senso di appartenenza e partecipazione.

Dobbiamo ridare valore alla speranza, tornando ad apprezzare ciò che unisce a ciò che divide, ci sono ancora persone che credono in un futuro migliore senza abbassare la soglia delle aspettative, che si battono per cambiare sé stessi prima di cambiare il mondo.

Non tutto è perduto, la questione adesso è se tutti insieme riusciremo a farlo prima che sia troppo tardi.

Giancarlo Casano

Ascolto consigliato: The Power Of Love – Huey Lewis & The News

Lettere dal Fronte è il blog di Giancarlo Casano. È possibile interagire con lui attraverso i suoi social.

PS: Queste lettere rappresentano una prosecuzione scritta della trasmissione radiofonica Good Morning Vietnam, in onda su Radio 102 il mercoledì alle ore 21.

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