Con una nota inviata all’Asp e al presidente dell’Ordine dei Medici Trapani, diffusa stamane alla stampa, il dottore Vincenzo Garraffa, specialista in Radiologia Medica e Medicina Nucleare, segnala una problematica riguardante il Servizio di Radioterapia dell’ospedale “Abele Ajello” di Mazara del Vallo
La vicenda – riferisce il noto specialista trapanese – riguarda una donna di 75 anni con diagnosi di Carcinoma neuroendocrino del mediastino già sottoposta a immuno-chemioterapia presso la Divisione di Oncologia dell’opedale di Trapani e a cicli di mantenimento in attesa di una ulteriore valutazione – avvenuta lo scorso 23 marzo – quando, “alla luce dei risultati clinici-oncologici e diagnostici (T.C. e PET) è stata deciso un trattamento radioterapico da effettuare presso il Servizio di Radioterapia del nosocomio mazarese a cui è stata subito avanzata richiesta dalla Divisione di Oncologia del “Sant’Antonio” di Trapani”.
“Da allora – scrive Garraffa – sono passati circa due mesi e la paziente è, ad oggi, ancora in attesa di essere chiamata dal Servizio di Radioterapia”.
“Contattato personalmente e direttamente dal primario di Oncologia e periodicamente sollecitati dal sottoscritto – prosegue lo specialista – e dai suoi collaboratori, purtroppo si è ancora in attesa di iniziare il trattamento radioterapico per la riferita mancanza del ‘piano terapeutico’, piano terapeutico che, incredibile ma vero, viene richiesto dal Servizio di Radioterapia dell’ospedale di Mazara in smart working non so a chi nè dove, piano terapeutico che non viene effettuato nel Servizio di Radioterapia dell’ospedale di Mazara del Vallo che pare sia totalmente sprovvisto della Fisica sanitaria, indispensabile componente di un Servizio di Radioterapia. È bene precisare al riguardo che, oggigiorno, con i servizi informatici disponibili, servizi che dovrebbero essere parte integrante di una unità di Radioterapia, un qualunque piano radioterapico viene abitualmente approntato in pochissimo tempo, qualche giorno al massimo”.
“A prescindere da considerazioni sulla carente collegialità radioterapista–fisico sanitario oggi constatata a Mazara – commenta il dottore Garraffa – non può non rilevarsi che un patologico ritardo (quasi due mesi) nell’inizio della terapia radiante può determinare la progressione della massa tumorale che renderebbe inadeguato ed inefficace il piano terapeutico richiesto in base ai dati relativi allo stato della malattia due mesi prima e, soprattutto, può conseguentemente condizionare e minare le aspettative, le potenzialità terapeutiche e le possibilità di guarigione di un qualunque paziente oncologico”.
“Di chi – chiede – le responsabilità di un tale disservizio che, a mio avviso potrebbe essere considerato un grave caso di malasanità? L’esposto viene effettuato dallo scrivente esclusivamente nell’auspicio e al fine di evitare che in futuro nessun altro paziente oncologico abbia a subire ed a patire la malasanità di cui è stata vittima la signora che – conclude lo specialista – è stata costretta a rivolgersi con due mesi di ritardo ad altro Servizio di Radioterapia. Si confida nei dovuti accertamenti delle rispettive responsabilità”.