La Sicilia è attualmente alle prese con una situazione delicata riguardo al Reddito di Cittadinanza (RdC). Circa 26.000 siciliani hanno ricevuto un SMS da Roma annunciando la cessazione del RdC a partire da luglio, poiché sono teoricamente considerati occupabili e non rientrano nella categoria di beneficiari over 60, minori o disabili a carico. Questo significa che avranno diritto al sussidio solo per quattro mesi ancora, fino a quando sarà completamente sostituito dall’Assegno di Inclusione.
In risposta a questa notizia, un gruppo di “esodati” del RdC si è riunito con il dirigente regionale del Lavoro, Ettore Riccardo Foti, nella speranza di ottenere spiegazioni e soluzioni al problema. Tuttavia, il confronto non ha portato a risultati soddisfacenti, e i cittadini sono usciti dall’incontro arrabbiati e delusi. Hanno richiesto un altro incontro entro dieci giorni e minacciato di protestare se non riceveranno risposte adeguate.
Il dirigente regionale ha spiegato che la Regione sta facendo tutto il possibile per aiutare gli ex percettori del RdC a trovare lavoro attraverso i Centri per l’Impiego. Attualmente, su 25.912 siciliani che hanno ricevuto l’SMS di cessazione del beneficio, 13.522 sono stati già “schedati” e avviati verso programmi di riqualificazione lavorativa. Tuttavia, circa 12.390 persone, di cui 4.563 nel Palermitano, sono rimaste “non profilate” e in uno stato di incertezza.
La situazione ha creato una pressione significativa sugli uffici degli enti locali, con cittadini che cercano di ottenere spiegazioni e assistenza per continuare a ricevere il beneficio fino a Capodanno. La paura è che situazioni di tensione possano degenerare, come è accaduto in alcuni casi in altre parti d’Italia.
Oggi è iniziato il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), la prima misura post-RdC, che prevede un sussidio mensile di 350 euro per gli ex percettori con l’obbligo di aderire a un Patto che coinvolge le Agenzie per il Lavoro, corsi di formazione e servizi di orientamento. Tuttavia, si pone ancora la domanda se questa misura sarà sufficiente in una regione come la Sicilia, con un alto tasso di disoccupazione e lacune nei percorsi di accompagnamento al lavoro.