Si è concluso oggi davanti al Tribunale di Trapani il processo a carico dell’ex sindaco di Trapani ed ex deputato regionale Girolamo Fazio. I giudici lo hanno condannato per corruzione a quattro anni e sei mesi di reclusione disponendo anche l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Nel dettaglio, l’accusa iniziale è stata riqualificata secondo l’articolo 318 del Codice penale che prevede la cosiddetta “corruzione per l’esercizio della funzione”, reato punibile con una condanna dai tre agli otto anni.
I giudici lo hanno assolto dagli altri capi d’imputazione – traffico illecito di influenze e violazione di segreto d’ufficio – e quantificato in 200 mila euro i danni da pagare alla Regione e in 50 mila euro quelli alla Presidenza della Regione Siciliana. Disposta anche la confisca di beni per un valore di 200 mila euro.
La Procura di Trapani aveva chiesto una condanna a nove anni di reclusione mentre gli avvocati difensori di Fazio avevano chiesto la pronuncia del non luogo a procedere per l’accusa di corruzione e l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” per le ipotesi di rivelazione di segreto d’ufficio e traffico di influenze.
Fazio era accusato nell’ambito del troncone trapanese del processo scaturito dall’operazione “Mare Monstrum” che portò alla luce un giro di tangenti per l’assegnazione dei bandi regionali per i collegamenti con le isole minori. Venne arrestato dai Carabinieri nel 2017, durante la campagna elettorale che lo vedeva ricandidarsi a sindaco di Trapani.
Nella cosiddetta “Tangentopoli del mare”, rimasero coinvolti anche gli armatori Vittorio ed Ettore Morace, padre e figlio. La posizione di Vittorio Morace, che nel frattempo è deceduto, era stata stralciata. Il figlio, Ettore, invece, ha patteggiato la condanna.