Prosegue solo per la parte relativa all’accusa di peculato il processo in corso per l’indagine sui conti di Airgest, la società di gestione dell’aeroporto di Trapani.
Il,Tribunale, infatti, ha dichiarato l’avvenuta prescrizione per il reato di falso in bilancio contestato ad alcuni dei quattordici imputati, tra presidenti e componenti dei Cda, dirigenti e revisori dei conti. La dichiarazione riguarda gli ex presidenti della società Salvatore Castiglione e Franco Giudice, l’ex amministratore delegato Vittorio Fanti, gli ex componenti del Cda, Paolo Angius, Luciana Giammanco e Gioacchino Lo Presti e l’ex direttore generale Giancarlo Guerrera.
Dichiarato prescritto anche il reato di omesso controllo nei confronti di Letteria Dinaro, Angelo Michele Maggio, Antonino Diliberti, Antonio Lima e Antonino Galfano, tutti componenti nel tempo e in diversi momenti, del Collegio dei sindaci.
Il reato di falso e quello di omesso controllo riguardava i bilanci di Airgest dal 2012 al 2015, con la Procura che contestava l’iscrizione nei documenti contabili delle quote provenienti dal cosiddetto co-marketing, realizzato con un accordo gestito dalla Camera di commercio e sottoscritto con diversi Comuni a favore di Ryanair. Per gli inquirenti gli amministratori di Airgest avrebbero capitalizzato i costi di co-marketing tra le immobilizzazioni immateriali alla voce “costi di ricerca, sviluppo e pubblicità”, anziché iscriverli nel conto economico, così “concorrendo a determinare il risultato di esercizio per la sola quota del 20 per cento annuo anziché per l’intero”.
L’accusa di peculato, relativa al periodo compreso tra il 2009 e il 2018, riguarda l’attuale presidente della società di gestione, Salvatore Ombra, e ai suoi predecessori, Salvatore Castiglione e Franco Giudice, gli ex vice presidenti Paolo Angius e Fabrizio Bignardelli, l’ex amministratore delegato Vittorio Fanti e gli ex direttori generali Giuseppe Russo e Giancarlo Guerrera.
Secondo l’accusa i soldi incassati da Airgest in questo arco temporale, attraverso la tassa addizionale relativa ai diritti d’imbarco dei passeggeri, pari a 18 milioni di euro, invece di essere versati nelle casse dell’Erario, sarebbero stati impiegati per ripianare i deficit di bilancio. Su queste circostanze, appunto, continua il processo davanti al Tribunale di Trapani.