Avrebbero preteso soldi dalle ditte sub-appaltatrici nell’ambito dei lavori di restyling della Stazione marittima al porto di Palermo. Con l’accusa di corruzione, i finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito un’ordinanza con la quale il gip del capoluogo, su richiesta della Procura, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti del direttore tecnico F.T., 37 anni di Canosa di Puglia (Bari), e del direttore di cantiere R.C., 68 anni, di una società di Roma aggiudicataria dell’appalto, e il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie per un valore complessivo di 80 mila euro.
Le indagini sono scattate dopo la denuncia presentata dall’Autorità di sistema portuale del mare della Sicilia Occidentale dopo i segnalati ritardi nell’esecuzione e nella consegna del lavori. Ritardi che erano stati attribuiti a conflitti tra la società aggiudicataria e alcune ditte sub-appaltatrici per alcuni pagamenti differiti o mancati per i lavori eseguiti.
Nel corso delle investigazioni è emerso che il direttore tecnico e il direttore di cantiere avrebbero preteso, dai titolari di tre imprese sub-appaltatrici, il pagamento di somme di denaro “extra”, che arrivava fino al 30% del valore dei lavori affidati, minacciando che, in caso di rifiuto, sarebbe stata preclusa la prosecuzione delle attività. Alle minacce sarebbero poi seguite – secondo la ricostruzione degli inquirenti – pesanti ritorsioni, come controlli a sorpresa, il ritardo nel pagamento delle fatture fino ad arrivare alla mancata liquidazione di parte delle stesse. In un caso sarebbe stato accertato che il titolare di una delle imprese vessate, cedendo alle richieste estorsive, avrebbe corrisposto somme per complessivi 80.000 euro, di cui 45.000 in contanti e 35.000 tramite bonifici bancari, utilizzando causali fittizie, su un conto corrente intestato alla madre del direttore di cantiere.