“Appreso dell’operazione Aspide, che apre squarci diversi ed inquietanti sulla mala gestio del sistema sanitario anche nel nostro territorio. Con
non poco stupore – scrive il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida – vede coinvolti anche consiglieri comunali e, tra questi, l’attuale presidente del Consiglio Annalisa Bianco, ma per vicende avulse dal contesto amministrativo comunale”.
“Da un lato – prosegue il sindaco – esprimiamo fiducia nella Magistratura ma dall’altro ci auguriamo che la consigliera riesca presto a meglio chiarire la propria posizione”. Bianco, esponente della maggioranza che sostiene Tranchida, è stata la candidata più votata nella coalizione. Per lei sono stati disposti gli arresti domiciliari. L’altro consigliere comunale di Trapani rimasto coinvolto nell’indagine è Gaspare Gianformaggio. Per lui il gip non ha disposto misure coercitive.
Sulla vicenda interviene anche il deputato regionale del PD Dario Safina. “Le lunghe ombre sulla Sanità trapanese scoperte dalla Guardia di Finanza con l’operazione di oggi – ha dichiarato – lasciano l’amaro in bocca. La salute pubblica dovrebbe essere al primo posto rispetto a qualunque altra cosa.
Piena fiducia nell’operato della magistratura e della Guardia di Finanza per il lavoro svolto, nella consapevolezza che i fatti sono ancora in corso di accertamento e i 17 indagati a vario titolo per diversi reati, avranno l’occasione di far emergere fatti a discolpa. Dai fatti indagati, però, emerge una verità già nota da tempo e cioè che La sanità siciliana continua ad essere gestita nell’ottica di un mercimonio che la fa annaspare a scapito degli utenti tutti. È tempo che ci si adoperi tutti affinché la sanità torni ad essere credibile e funzionante”.
Operazione Aspide commentata anche dalla parlamentare regionale del M5S Cristina Ciminnisi: “Sconcertano – sottolinea – i termini usati dalla Guardia di Finanza per descrivere l’ennesimo scandalo fatto di corruttela e malaffare nella sanità trapanese. Si parla di “addomesticamento” e “manipolazione” di procedure di gara, pubblici concorsi e affidamenti di incarichi dirigenziali, secondo una logica clientelare. ,
Saranno i magistrati ad accertare le responsabilità penali dei singoli indagati – prosegue Ciminnisi –, però a poco più di 10 giorni dalle condanne in appello per la precedente allarmante vicenda della sanità siciliana, l’operazione “Sorella Sanità”, tornano a riemergere meccanismi di clientela che speravamo fossero superati. Colpisce, anche, che i fatti contestati sarebbero stati commessi proprio durante la pandemia. Quando l’emergenza avrebbe dovuto far registrare un plus di responsabilità, c’era chi pensava solo ad arricchirsi e a farsi gli affari propri. Dobbiamo amaramente constatare – continua la deputata M5S – che la sanità è il ventre molle della politica siciliana. È il territorio di caccia libera in cui ciascuno, imprenditore, faccendiere, pubblico funzionario infedele, medico compiacente, ritiene di poter gestire come fosse “cosa propria” il diritto alla salute dei cittadini. Diritto compresso, disatteso, a causa della distrazione della politica o peggio ancora della complicità di una classe dirigente che invece di esaltare il merito privilegia l’appartenenza. Perché è questo quel che accade quando la politica chiede ed elargisce favori: saltano le regole, le procedure di controllo, gli equilibri istituzionali e burocratici».
Mentre la Sanità siciliana va a pezzi e le indagini delle Procure, oggi quella di Trapani, scoperchiano il marcio, questo Governo siciliano e questa maggioranza – conclude Ciminnisi –, cincischiano con il manuale Cencelli per accaparrarsi poltrone e incarichi di prestigio. Mentre la Sanità siciliana è alla canna del gas, ancora attendiamo le nomine dei direttori generali delle ASP e delle Aziende Sanitarie. Nomi da decidere nelle segrete stanze in un continuo mercato di posizioni e rendite politiche e clientelari. Così non va bene, lo ripetiamo da anni: fuori la mala politica della Sanità”.
“Quanto sta emergendo in queste ore dall’inchiesta Aspide sulla gestione della Sanità in provincia di Trapani lascia sgomenti. Il quadro dipinto dagli inquirenti – commentano in una nota Domenico Venuti ed Anthony Barbagallo, rispettivamente segretario provinciale e regionale del Pd – appare ancora più grave perché coinvolge esponenti del mondo politico in vista in città. Per questo motivo, come Partito democratico, abbiamo l’obbligo di mettere in campo la massima attenzione rispetto a percorsi politici in atto e rispetto alle scelte future da adottare”.
“Le accuse dovranno reggere al vaglio di un Tribunale, è chiaro, – proseguono – ma la politica deve dare risposte immediate. La Sanità pubblica trapanese, infatti, continua a essere terra di conquista. Davanti a questa situazione il governo regionale dovrebbe invertire la rotta e, invece, si blocca sulle nomine dei manager. A pagare le spese di questo sistema malato sono i cittadini che subiscono il peso di una gestione dissennata di risorse che invece dovrebbero servire a rafforzare la sanità pubblica sul territorio con mezzi moderni e personale numericamente adeguato. Un quadro difficile anche per i tanti medici e lavoratori del settore che ogni giorno danno prova di grande abnegazione”.
Barbagallo e Venuti poi aggiungono: “I risultati dell’indagine Aspide arrivano a poco più di un mese dalla dichiarazione pubblica fatta dal commissario dell’Asp di Trapani, Vincenzo Spera, che denunciò continue pressioni da parte di deputati regionali. A questo punto – evidenziano i segretari regionale e provinciale del Pd – sarebbe bene dare risposte anche rispetto agli inquietanti interrogativi che sorgono a seguito di quelle dichiarazioni. Bisogna tenere alta l’attenzione e vigilare su un settore delicato come la Sanità, che è e deve restare pubblica. La politica – concludono – non ceda alla tentazione di affidarsi in toto ai privati: ne verrebbe fuori un sistema soltanto per ricchi e questo il Pd non può e non potrà mai accettarlo”.