Marsala, i Giovani Democratici in piazza contro l’autonomia differenziata

"Creerebbe nuove fratture derivanti da gestioni non uniformi sul territorio che acuirebbero gli attuali divari"

Giovani Democratici, insieme ad una delegazione del Partito Democratico, in piazza ieri a Marsala contro l’autonomia differenziata, legge già approvata dal Senato e attualmente in discussione alla Camera.

“Il disegno di legge Calderoli – si legge in una nota diffusa alla stampa – amplia ancora di più le differenze tra regioni del Nord e regioni del Sud, ma anche tra aree e territori dello stesso Nord. Rischia inoltre di cristallizzare, se non ampliare, le disuguaglianze oggi esistenti tra cittadini che fruiscono di certi servizi, a un certo livello, e cittadini destinati a non beneficiarne o a beneficiarne in termini del tutto insufficienti.

“Diciamo NO – proseguono i Giovani Montanti – al progetto del governo Meloni innanzitutto perché non prevede le risorse necessarie a finanziare servizi omogenei su tutto il territorio nazionale, perché mette fuori gioco il Parlamento, perché rischia di dare di più a chi ha di più e di meno a chi ha già di meno”.

Presenti alla manifestazione le deputate nazionali Giovanna Iacono e Maria Stefania Marino, il deputato regionale Dario Safina, il segretario provinciale del PD Domenico Venuti, la presidente dell’Assemblea provinciale del PD Valentina Villabuona, il presidente regionale Antonio Ferrante e il segretario regionale dei Giovani Democratici Marco Greco.

“Da studente mi sta particolarmente a cuore il futuro della Scuola italiana il cui quadro potrebbe radicalmente mutare in peggio se divenisse di competenza concorrente affidata ad intese regionali. Con quale rischio? Regionalizzare e quindi differenziare le norme scolastiche – afferma il segretario dei GD di Marsala Riccardo Patti – . L’autonomia differenziata creerebbe nuove fratture derivanti da gestioni non uniformi sul territorio che acuirebbero gli attuali divari. E per divari intendo limitare la diffusione uniforme di scuole dell’infanzia a tempo pieno che sarebbe definitivamente negata, minare il valore legale del titolo di studio che sarebbe sempre più in contraddizione con la realtà di una scuola eterogenea nei programmi, negli strumenti e nelle risorse. La Scuola – conclude Patti – deve essere lasciata fuori dal processo di regionalizzazione del Governo e ne va preservata la sua missione principale cioè la costruzione della cittadinanza, la condivisione dei valori e il senso di appartenenza, che fondano la convivenza democratica in cui credo”.

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