Eseguita dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Trapani l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Palermo, su richiesta della DDA, a carico di tre soggetti gravemente indiziati di appartenere alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. Si tratta dell’imprenditore mazarese G.V., 71 anni, posto agli arresti domiciliari, del palermitano E.A., 61 anni, e del mazarese G.L., 32 anni, entrambi condotti in carcere.
Le indagini avrebbero consentito di ricostruire dinamiche associative riguardanti gli assetti del clan in relazione ai rapporti con il defunto boss Matteo Messina Denaro. G.V. – peraltro già socio di Giuseppe Grigoli, imprenditore nel settore della grande distribuzione alimentare condannato per mafia – avrebbe fatto parte del più stretto circuito comunicativo dell’ex latitante già dal 2012 e avrebbe avuto rapporti con i soggetti che, nel tempo, hanno ricoperto posizioni di vertice o di rilievo nell mandamento mazarese, tra cui Vito Manciaracina, Vito Gondola, Antonino Cuttone, Giovan Battista Agate, Luca Burzotta e Dario Messina.
L’uomo, inoltre, secondo gli inquirenti, avrebbe partecipato ad una rapina commessa a Palermo il 24 aprile 2015 i cui proventi, secondo le dichiarazioni del “pentito” Attilio Fogazza erano destinati – tramite Giovanni Domenico Scimonelli – alla famiglia di Matteo Messina Denaro.
Uno degli arrestati di stamane, nel 2020, a seguito dell’operazione “Anno
Zero” si sarebbe, inoltre, autonomamente posto al vertice del mandamento di Mazara del Vallo rivendicando, peraltro, la totale autonomia rispetto alla controparte di Campobello di Mazara.
I tre arrestati avrebbero anche garantito la composizione di controversie tra privati – tipica espressione del controllo mafioso del territorio – per mancato pagamento di debiti, gestione dei rapporti di lavoro e nel redditizio settore delle intermediazioni immobiliari. Di particolare interesse, in questo contesto, l’intervento, nel 2021, del soggetto reggente della famiglia mafiosa mazarese, per raccogliere le lamentele di un “sensale” marsalese per l’intermediazione nella vendita di un fondo che diceva essergli stato assegnato dal defunto reggente del mandamento, Vito Gondola, in cui si sarebbero indebitamente intromessi altri soggetti di Marsala. In tale circostanza, uno degli arrestati, in virtù della sua posizione di vertice nel mandamento di Mazara del Vallo, il reggente avrebbe anche fissato il prezzo della mediazione, indicandolo nel 2% del valore dell’immobile a carico del venditore e dell’acquirente.
A carico degli indagati ci sarebbero, a vario titolo, anche il presunto interessamento per l’assunzione di manodopera da parte di una ditta aggiudicataria di lavori al depuratore di Campobello di Mazara, lucrando sulla mancata stipula di un contratto di sub-appalto con la ditta fornitrice del personale; l’intervento in una procedura giudiziaria per la vendita di un terreno a seguito del fallimento della società proprietaria; lo specifico ruolo di supporto logistico e di vettore di comunicazioni riservate.
Secondo le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, infine, uno degli arrestati avrebbe sostenuto finanziariamente Matteo Messina Denaro per il quale gli sarebbe stato chiesto di trovare anche un’abitazione in Tunisia. VIDEO