La Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto la condanna a 13 anni di reclusione nei confronti di Andrea Bonafede, il dipendente comunale di Campobello di Mazara, cugino omonimo del geometra che ha prestato l’identità al boss, accusato di associazione mafiosa.
L’originaria imputazione di favoreggiamento aggravato, con l’emergere di nuove prove a suo carico, ha indotto i pm ad aggravarla. Secondo l’accusa, oltre a fare da “postino” recapitando al boss mafioso di Castelvetrano, allora in cura per il tumore al colon che ne ha provocato la morte lo scorso 26 settembre, prescrizioni e ricette compilate dal medico di base Alfonso Tumbarello, anche lui indagato, Bonafede avrebbe assicurato al capomafia un’assistenza continua. Sono quasi 140 le prescrizioni individuate dagli investigatori.
Bonafede era stato arrestato a febbraio – poche settimane dopo il blitz alla clinica di Palermo che ha condotto alla cattura di Matteo Messina Denaro – assieme al medico Tumbarello. Il giorno dell’arresto del capomafia, peraltro, Bonafede era proprio dal medico.