Sale marino e salgemma, la differenza non è solo “chimica” ma anche “burocratica”. E’ possibile che l’estrazione del sale dalle cave di salgemma sia “d’ufficio” equiparata alla coltivazione del sale di salina? Ebbene, secondo i ministeri italiani, i salinai trapanesi come quelli sardi, quelli pugliesi o quelli romagnoli sembra proprio che facciano lo stesso lavoro degli ingegneri e o dei geologi così come degli operai che manovrano escavatori, ruspe e camion all’interno delle miniere di sale fossile.
Ancora oggi, fare il curatolo di salina o il minatore per lo stato italiano è la stessa cosa. Un’anomalia burocratica di cui finalmente si è resa conto anche Confagricoltura, dopo il primo incontro che si è svolto a Roma con i responsabili delle antiche saline italiane. Questi pur essendo dignitari di antiche ed esclusive tradizioni, con enormi difficoltà continuano ancora oggi a tramandare di padre in figlio la loro attività in Sicilia, in Sardegna, in Puglia ed in Romagna.
Ora Confagricoltura ha organizzato nel territorio trapanese il secondo dei cinque incontri di settore. Mercoledì 22 Novembre 2023 con operatori, esponenti della politica e del commercio e giornalisti provenienti dall’Italia e dall’estero, sarà sviluppato il tema “L’agricoltura coltiva il sale” per dimostrare che il sale marino è tutt’altro che fossile, bensì vivo e segue nella sua coltivazione i tempi e le regole della natura.
L’incontro durerà l’intera giornata e prevede visite guidate in salina nelle riserve naturali di Trapani, Paceco e dello Stagnone di Marsala.
Ne abbiamo parlato con Giacomo D’Alì Staiti, presidente ed AD della Sosalt S.p.A. dai cui stabilimenti di Ronciglio cominceranno le visite di mercoledì
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