La lista d’attesa è troppo lunga, a rischio una interruzione di gravidanza. L’accusa dell’Udi

TRAPANI. Vuole interrompere la gravidanza, ma non riesce a trovare un ospedale nel quale poter effettuare l’intervento entro i termini previsti dalla legge, perché le liste di attesa sono fin troppo lunga. E’ la situazione che si è trovata a vivere una donna la quale, in seguito alle difficoltà incontrate per interrompere la gravidanza, si è rivolta all’Udi, Unione donne in Italia, con Valentina Colli, presidente del circolo territoriale, che chiede all’Asp ed all’assessore regionale alla Sanità, “di rimuovere gli ostacoli ed accelerare i tempi che impediscono alla stessa di praticare l’interruzione di gravidanza nella struttura ospedaliera di sua competenza”. Il problema, infatti, per la signora, sta nella scelta di obiettore di coscienza praticata da molti medici in servizio.

L’ITER BUROCRATICO – La donna il 30 ottobre scorso aveva ottenuto il certificato di interruzione di gravidanza da parte del consultorio familiare dell’Asp, quindi, si è recata al reparto di Ginecologia del Sant’Antonio Abate al fine di avviare l’iter per l’interruzione di gravidanza. Ma le viene comunicata l’impossibilità di ricovero in tempo utile per l’interruzione di gravidanza per il prolungarsi della lista di attesa. “Le è stato consigliato – afferma Valentina Colli nella lettera inviata alla direzione dell’Asp – di rivolgersi all’ospedale di Palermo”. Dove, però, i tempi di attesa sono lunghissimi e, pertanto, comincia a contattare gli altri nosocomi della provincia, ricevendo sempre risposte negative.

“È ridondante, ma necessario, ribadire che l’elevato e sproporzionato numero di obiettori di coscienza rende, ancora una volta, arduo l’esercizio dell’autodeterminazione della donna – che non solo è costretta ad affrontare mille difficoltà e giudizi, ma è costretta anche a “pellegrinaggi sanitari” – capovolgendo paradossalmente i termini della legge la quale dal tutelare i diritti della donna, sembra, invece, tutelare quelli degli obiettori”.

La donna sta continuando a cercare un nosocomio nel quale poter portare a compimento la sua scelta, ma nel frattempo Valentina Colli sottolinea come ci sia una “emergenza a livello nazionale sull’obiezione di coscienza e, in modo particolare in Sicilia, la seconda regione d’Italia per numero di obiettori di coscienza – afferma -. Un problema che si potrebbe superare in due modi: o fare come ha fatto il Lazio, che ha vinto il ricorso al Tar e dedicando concorsi solo per i non obiettori di coscienza, oppure consentire l’aborto farmacologico nei consultori, naturalmente sempre dietro la prescrizione medica”.

Delle difficoltà legate all’interruzione di gravidanza della donna abbiamo contattato l’Azienda sanitaria provinciale e nella giornata di domani otterremo una replica da parte dell’Asp.

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