Questa mattina, in occasione del 40mo anniversario dall’uccisione del magistrato Giangiacomo Ciaccio Montalto, vittima di un attentato mafioso, è stata deposta una corona di alloro davanti all’istallazione realizzata in sua memoria all’interno della Villa Margherita a Trapani. Presenti le cariche istituzionali del territorio, esponenti militari e l’Amministrazione comunale di Trapani.
Il presidente del Tribunale, Andrea Genna, e il primo cittadino, Giacomo Tranchida, hanno ricordato la figura di Giangiacomo Ciaccio Montalto ai microfoni di Trapanisi.it. Ne abbiamo parlato nella seconda edizione odierna del #TrapanisiGierre. Clicca play per ascoltare:
Una manifestazione si è svolta anche a Valderice, dove l’Amministrazione Comunale ha voluto ricordare il giudice. La cerimonia si è svolta alle 10 in via Antonino Carollo – luogo dell’omicidio – alla presenza delle autorità civili e militari. A seguire un incontro con gli studenti, presso il Molino Excelsior, per dialogare di legalità. Nel pomeriggio, alle ore 17.30 si svolgerà una manifestazione nella sala Sodano a Palazzo d’Alì, sede del Comune di Trapani.
Una figura straordinaria quella di Ciaccio Montalto che a soli 33 anni fu reggente dell’ufficio requirente trapanese, fino alla nomina del nuovo procuratore. Il 9 giugno del 1976, conseguì l’ultima promozione della sua carriera: la nomina a magistrato di Tribunale. Un magistrato con un altissimo senso del dovere ma anche un uomo dalla personalità forte, di sicura influenza – e non solo dal punto di vista delle tecniche e delle modalità di indagine – per un altro giovane magistrato: Giovanni Falcone, che dal 1966 al 1978 svolse varie funzioni (prevalentemente giudicanti) presso gli uffici giudiziari trapanesi .
Proprio insieme a Giovanni Falcone Ciaccio Montalto fu protagonista di un grave episodio, gestito con fermezza ed equilibrio: il 9 ottobre del 1976 fu chiamato ad intervenire presso il carcere di Favignana dove un detenuto, armato di coltello, teneva sotto sequestro Falcone, all’epoca magistrato di sorveglianza, che si trovava nella Casa di reclusione per ascoltare i detenuti che gli avevano chiesto un colloquio.
Negli anni di permanenza alla Procura di Trapani, Ciaccio Montalto si occupò di delicate istruttorie – alcune delle quali ebbero molto risalto mediatico – come quella che portò a processo Michele Vinci (il cosiddetto mostro di Marsala, responsabile del rapimento e della morte di tre bambine di 7, 9 e 11 anni) o quella sull’inquinamento del golfo di Cofano o, ancora, le indagini per le distrazioni di denaro connesse alla (mancata) ricostruzione post-terremoto del Belice, o ancora quelle sulle adulterazioni nel settore vinicolo nella zona di Partinico-Alcamo- Balestrate, che vedrà coinvolti imprenditori spesso legati alle associazioni criminali di stanza sul territorio.
La vita di Giangiacomo Ciaccio Montalto si concluse nella notte del 25 gennaio 1983 davanti alla sua abitazione di Valderice. Ciaccio Montalto aveva appena parcheggiato davanti al cancello della villetta, con sé aveva un thermos di caffè, segno evidente che intendeva lavorare quella notte. Mentre era in procinto di scendere dall’auto venne raggiunto da diversi proiettili (14 secondo l’esame autoptico) di diverso calibro, uno dei quali raggiunse l’orologio della vettura che si fermò alle ore 1.12 attestando così l’ora dell’agguato. Sulla scena del delitto furono rinvenuti ben 23 bossoli. In una zona ad alta densità, con villette limitrofe distanti pochi metri l’una dall’altra, nessuno “sentirà”, né “si accorgerà” del cadavere del giudice, riverso tra il sedile di guida e quello del passeggero. Solo alle 6.30 un contadino ne denuncerà la presenza.