“I sistemi di gioco del Trapani: il vero falso 4-4-2” di Francesco Rinaudo

Il vero falso 4-4-2.
Per anni questa formula è stata accostata a Rocco Roberto Boscaglia ed al suo Trapani delle meraviglie.

Prendo in esame i due campionati di Prima Divisione ( 2011/12 e 2012/13, play off persi con il Lanciano e promozione in serie B ) ed i primi due in serie cadetta (salvezza anticipata nel 2013/14 ed esonero nel 2014/15).

In questi quattro campionati, tranne l’ultimo, i granata di Boscaglia hanno sempre giocato allo stesso modo. Quattro difensori, quattro centrocampisti e due attaccanti. Formalmente, avendo cioè riguardo ai ruoli dei singoli calciatori impiegati, era un 4-4-2.

Nella sostanza no. Non lo è mai stato. E questo perché, una volta in campo, le squadre di Boscaglia si comportavano in un modo diverso dal sistema di gioco come definito nel linguaggio dei giornali e dei media dell’epoca.

Già nel 2011/12, Boscaglia affiancava ad una punta centrale (Abate o Mastrorilli) una seconda (Gambino o Ficarotta) più agile e di movimento, che fungeva da raccordo fra centrocampo ed attacco ed aveva compiti di natura difensiva nella fase di non possesso.

Ciò faceva si che i due attaccanti nella fase di possesso non giocassero quasi mai in linea ma in posizione sfalsata, uno alle spalle dell’altro, premurandosi di lasciare libere le corsie laterali per gli inserimenti degli esterni di centrocampo (Barraco e Madonia), andando quindi a comporre un attacco a quattro.

Questa caratteristica delle due punte che giocano l’una alle spalle dell’altra diventa una scelta tattica strutturale nella stagione successiva, 2012/13, quella della promozione in serie B.
Adesso, in modo molto più evidente e sistematico, è Giovanni Abate a posizionarsi e giocare alle spalle di Matteo Mancosu. Nasce il 4-4-1-1 ma tutti, o quasi, continuano a chiamarlo 4-4-2.

Eppure c’è una notevole differenza, sia nei compiti dei due attaccanti (molto diversificati tra loro) sia nel modo di difendersi della squadra. Intanto, Abate in fase di non possesso scala sempre in mediana, affiancandosi ai quattro centrocampisti per difendere e lasciando come unico riferimento in avanti Matteo Mancosu.

In secondo luogo, la squadra, grazie a questo lavoro di sacrificio di Abate, ha la possibilità di difendersi, adottando in fase di non possesso vari tipi di marcatura a zona.
In quel campionato, di solito, è un 4-5-1 ma l’anno successivo, il primo anno di B, 2013/14, la squadra si difende a zona anche col 4-2-3-1, già usato peraltro nel play off serale di Cremona ( 1-1 ) alla fine del campionato 2011/12 e col 4-1-4-1. E tutto ciò grazie al lavoro tattico di Abate.

Lo stesso Boscaglia in una intervista rilasciatami per il periodico Forza Trapani ebbe a dichiarare che il 4-4-1-1 era un modulo elastico e versatile, che consentiva più soluzioni: dette di quelle difensive, in fase offensiva il sistema si trasformava in un 3-3-4 ( e non in un 4-2-4, come allora a Trapani andava di moda dire).

I due esterni di centrocampo (Basso o Pacilli da un lato e Madonia o Gambino, Nizzetto in B, dall’altro salivano sulla linea d’attacco, mentre Lo Bue a destra (in C) oppure Rizzato a sinistra (in B) salivano dalla difesa a centrocampo.

Con questo 4-4-1-1, molto versatile e flessibile, Abate e Mancosu segnarono rispettivamente 14 e 15 reti in serie C, ottenendo la promozione in cadetteria con statistiche di campionato impressionanti.

Mentre la stagione successiva Matteo Mancosu, nel primo campionato di B, realizzò ben 26 reti, ottenendo il titolo di capocannoniere del torneo.
Il Trapani di Boscaglia, definito da Nicola Cecere, giornalista della rosea, la squadra che nel 2011/12 ha praticato il calcio più bello dell’intera serie C, ormai però è conosciuto e studiato nei minimi particolari: calcio accademico, quasi scolastico, certuni affermano ma tremendamente efficace.

Sarà per questa imprevista ribalta che Boscaglia, nel suo secondo ed ultimo campionato di B alla guida del Trapani, stagione 2014/2015, decide di cambiare sistema di gioco, così da non dare più i soliti punti di riferimento e sorprendere in avvio di stagione gli avversari.

Sarà un campionato tormentato il suo, che culminerà con l’esonero a metà Marzo e nel corso del quale userà ben tre diversi sistemi di gioco: il 4-2-3-1, proposto già alla prima di campionato a Pescara, il solito 4-4-1-1 ed infine, quello usato più a lungo, il 4-3-2-1.

È incredibile notare come quasi tutti i giornali, tranne rarissime eccezioni, sia a tiratura nazionale che locale, non si accorgano dei differenti sistemi di gioco adottati dai granata nel corso di quel campionato e continuino a scrivere sempre di un Trapani schierato col 4-4-2.

Nella trasferta di Terni, ad esempio, i granata dominano con un articolato 4-2-3-1, vincendo per 2-1; eppure a fine gara tutti a dire che era il solito 4-4-2.

In sala stampa guardo Boscaglia e faccio una faccia basita e lui mi si avvicina e mi fa, sorridendo: “lasciaglielo credere, per noi è meglio”.

Peccato che quell’anno per il buon Roberto fu come una sorta di canto del cigno: quell’ “1” lì davanti (Mancosu) non era più lanciato da dietro negli spazi con la stessa efficacia di un tempo; il gioco era cambiato, passava molto di più dalle mezzepunte (Nadarevic, Falco, Barillà, Aramu) e dalle corsie laterali, piuttosto che dal corridoio centrale e lui un po’ ne soffriva ma soprattutto le sirene della serie A avevano cominciato a distrarlo…

…Mentre la figura prorompente di Serse Cosmi era lì pronta a subentrare… Continua.

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