Erice, nasce la “Casa Viola” per l’iscrizione anagrafica delle donne vittime di violenza

Si potrà chiedere al Comune, tramite un centro antiviolenza, di ottenere una residenza fittizia con questo indirizzo

In vista del prossimo 25 novembre – Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne – la giunta comunale di Erice ha deciso di istituire una convivenza fittizia presso la via territorialmente non esistente “Via Madre Teresa di Calcutta”, per l’iscrizione anagrafica delle donne vittime di violenza già residenti nel territorio comunale.
In parole povere, qualsiasi donna vittima di violenze o che si ritenga in pericolo potrà chiedere al Comune, tramite un centro antiviolenza, di ottenere una residenza fittizia con la denominazione “Casa Viola”.

La proposta è pervenuta all’amministrazione da undici consiglieri comunali, con prima firmataria la vice presidente del Consiglio, avvocata Assunta Aiello. «È una convivenza allocata formalmente nei locali comunali di contrada Rigaletta, che chiameremo “Casa Viola” in onore di Franca Viola, simbolo di donna in difficoltà in cerca di libertà, indipendenza ed emancipazione – commenta la sindaca, Daniela Toscano -. A questa convivenza che esiste solo sotto il profilo amministrativo e non di fatto, potranno fare riferimento, per la loro residenza, tutte le donne vittime di violenza. Sarà possibile accedervi tramite i centri anti violenza riconosciuti dalla Regione Siciliana che ne valuteranno l’opportunità, e rappresenterà un presidio, uno dei primi in Sicilia, per tutte le donne, anche madri, che ritengono di vivere situazioni di pericolo. Ringrazio i consiglieri comunali, con a capo la consigliera Aiello, sia per la proposta che per la sensibilità mostrata sul tema, e gli uffici per essersi adoperati ed aver dato seguito all’istanza».

«Erice continua a dimostrare grande concretezza nel campo della lotta alla violenza contro le donne – commenta Assunta Aiello -. Questa nuova convivenza rappresenta infatti una risposta alle esigenze di chi ha necessità di avere una residenza per sé e per i propri figli, ma non può renderla palese per non essere esposta a rischi. Naturalmente l’esistenza di questa convivenza non si sostituisce ad un provvedimento giurisdizionale, ma è un tassello in più nell’ottica della tutela delle donne vittime di violenza e della loro sicurezza. È un atto amministrativo e politico che, ci auguriamo, potrà essere preso d’esempio da molte altre amministrazioni siciliane. Ringrazio gli uffici comunali per l’importante lavoro svolto e l’intera giunta per aver avallato questa scelta».

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