Energia elettrica e gas, perché se consumo poco, pago tanto?

Tutto quello che c’è da sapere in merito al rapporto consumo e costo, costi fissi e tipologia di fornitura, domestica, domestico-non residente, altri usi (box, cantine, pertinenze etc.)

Il titolo di questo nuovo articolo, nasce da una domanda che mi è spesso stata fatta, alla quale, ho cercato sempre di dare una motivazione ben precisa, tentando di chiarire il concetto evitando risposte fuorvianti o poco precise. La casistica più comune in assoluto è la fatture luce e/o gas della seconda abitazione, in cui non c’è la residenza, ed il consumo è minimo, in quanto si tratta tendenzialmente di appartamenti estivi che spesso vengono abitati per tre o quattro mesi l’anno.

Nelle suddette abitazioni, il consumo sarà prevalentemente zero, però le bollette arrivano sempre e spesso il costo è tra i 40 euro e 70 euro, anche se, nella voce consumi fatturati, saranno riportati una decina di kWh o Smc.

Questo accade perché il consumo della materia prima è solo una delle voci di spesa della bolletta, esistono poi i costi fissi che non dipendono dal consumo.

Nel dettaglio:

Trasporto e gestione contatore: si paga con tutti i gestori del mercato dell’energia, Maggior Tutela o Mercato Libero. Il costo per il trasporto viene addebitato in ogni bolletta di un’utenza domestica (residente e non residente), le sue condizioni economiche vengono definite sempre dall’ARERA e il fornitore non ha voce in capitolo. Corrisponde a circa il 10% della bolletta.

La tariffa per il trasporto comprende i costi a copertura dei seguenti servizi:

  1. trasporto dell’energia sulla rete di trasmissione nazionale (rete per la grande distanza ad alta tensione, gestita da Terna);
  2. distribuzione locale, che avviene sulle reti in media e bassa tensione, per la consegna ai clienti finali, gestite dai distributori locali in base alla zona (E-distribuzione, Areti, Unareti ecc);
  3. gestione dei contatori, attività svolta sempre dal distributore locale;
  4. lettura dei contatori: gestione e trasmissione dei dati di lettura.

La spesa di trasporto, fino a dicembre 2016, era più elevata per le utenze domestico-non residenti, dal 2017 con la riforma delle tariffe, questa differenza è stata eliminata. Non sarà la non residenza, a far aumentare questa voce di spesa.

La spesa per il Trasporto luce è composta dalle seguenti componenti:

  1. Quota fissa, si paga in €/anno;
  2. Quota potenza, in base alla potenza impegnata dell’utenza si paga in euro/kW all’anno;
  3. Quota energia, è variabile e viene applicata all’energia consumata in €/kWh.

Per il gas la spesa per il trasporto è composta da:

Quota fissa: importo fisso annuo stabilito dall’Autorità e non dipende dai consumi. L’importo è diversificato in otto scaglioni di consumo, a seconda della zona climatica;

  • Quota variabile: dipende dai consumi del cliente e copre le spese per il trasporto del gas naturale;
  • Quota trasporto: costi per il trasporto di gas naturale e per l’usufrutto della rete nazionale. Questa quota varia a seconda della zona geografica in cui si trova il cliente;
  • Quota Stoccaggio: costi per lo stoccaggio di gas naturale nei depositi sotterranei. Questa voce varia a seconda del consumo di gas fatturato.

Oneri di sistema: ricordo che, prima del recente decreto bolletta, sulla fattura luce, venivano addebitati anche gli oneri di sistema che avevano un peso sul totale della bolletta, di circa il 20 per cento sulla luce. Oggi troviamo la suddetta voce di spesa, soltanto nelle fatture del gas, ed ha un peso di circa il 4%. Sono spese finalizzate a coprire diverse tipologie di circostanze, ad esempio gli interventi a copertura per servizi di interesse generale per l’intero sistema del gas;

Imposte ed IVA; le imposte pagate in bolletta sono diverse per luce e gas. Sull’energia elettrica ci sono due tipologie di imposte:

  • accise: gestita dall’Agenzia delle dogane e destinata allo Stato, è un imposta che viene applicata alla quantità di energia consumata (imposta diretta sul consumo). Le accise non si pagano nel caso in cui si tratta di un abitazione di residenza, ed il consumo è pari o inferiore a 150 kWh al mese (con potenza impegnata tra 1,5 kWh e 3 kWh). Nell’abitazione di non residenza le accise si pagano anche nel caso di consumi inferiori a 150 kWh.
  • IVA: è applicata al costo complessivo del servizio compresi tutti i corrispettivi della bolletta luce e comprese le accise. Pari a 10% per le utenze uso domestico, 22% per le utenze altri usi.

Sul gas invece:

  • accise: l’imposta diretta sul consumo dipende dal tipo di consumo (civile o industriale), ubicazione geografica dell’utenza (centro nord e sud) e dal consumo;
  • addizionale regionale: si paga in base alla quantità di gas consumata. Viene determinata da ogni regione sempre sulla base dei limiti imposti dalla legge. Le regioni a statuto speciale sono esentate dall’addizionale regionale;
  • IVA: attualmente, grazie all’intervento del governo, è stata fissata al 5%, da applicare all’intera bolletta che comprende le varie voci di spesa.

Dopo questo necessario excursus, emerge dunque che, nelle seconde abitazioni, nonostante il consumo sia quasi azzerato, il nostro fornitore, emetterà ugualmente delle fatture per il pagamento dei costi fissi che, non dipendono dal fornitore (repetita iuvant) ma dall’ARERA. Sottolineo quindi che, nessun fornitore potrà promettervi l’eliminazione o la riduzione dell’importo di una delle voci della bolletta descritte, spesso sono soltanto scadenti tecniche di marketing che sfruttano la mancanza di conoscenza del consumatore e che hanno come unica finalità quella di acquisire il cliente, diffidate! Sconsiglio anche di staccare il contatore e riattaccarlo al bisogno, perché questa operazione ha un costo e oltretutto potrebbe accadere per qualsiasi motivo di aver bisogno di elettricità nella seconda abitazione.

Un altra osservazione da fare, anche se abbiamo già discusso sul tema, è che gli importi dei costi fissi non variano a seconda della residenza dell’intestatario della fattura. Mentre prima, la non residenza, era spesso sinonimo di “penalizzazione”, soprattutto in merito alla voce del trasporto e gestione contatore. Possiamo però affermare che c’è un importo che non deve essere corrisposto nell’utenza domestico-non residente e sarebbe il canone RAI, che viene addebitato soltanto nelle fatture luce di un utenza domestico-residente. Inoltre il Governo con il decreto bolletta, al quale ho fatto riferimento in una mia precedente pubblicazione, avendo azzerato gli oneri di sistema, ha ridotto di circa il 25% le fatture luce di un utenza domestica, compresa quella di non residenza.

Una volta risolto l’arcano, c’è un altra ed importante casistica che merita di essere attenzionata:

“il curioso caso delle utenze altri usi”, come mai a fronte di una potenza minima (spesso 1,5 kWh) ed un consumo minimo (pensiamo ai garage, in cui la luce si utilizza soltanto per aprire e chiudere la saracinesca) pago quasi quanto la bolletta della mia seconda casa al mare, nel periodo di consumi quasi azzerati? Entrambe le fatture, infatti, si aggirano attorno alle 40 euro. Facciamo un po’ di chiarezza.

Per altri usi si intendono le forniture destinate ad un uso diverso dall’abitazione, oltre che le attività commerciali, di cui parleremo più avanti, comprendono anche i garage, i punti luce condominiali, il contatore che illumina la scala etc, e spesso hanno una potenza pari a 1,5 kWh. Le bollette delle utenze altri usi, comprendono anche i costi fissi che, considerati i consumi spesso irrisori di questa tipologia di utenza, assumono un valore molto importante in fattura, inteso in termini di peso. Inoltre (i più attenti lettori avranno notato), è necessario evidenziare che l’IVA sarà del 22% e non del 10% come accade nelle utenze domestiche (residenti e non). Sembrerà dunque di pagare tantissimi soldi per un singolo kWh.

Oltre ai costi fissi stabiliti dall’ARERA, c’è anche un altro corrispettivo che merita di essere attenzionato e che, ho preferito tenere per ultimo, in quanto è stabilito dal fornitore e non varia a seconda della tipologia di utenza, ma, contribuisce ad aumentare la fattura, soprattutto in caso di consumi irrisori. Sarà un costo che farà la differenza soprattutto nel caso di utenze domestico-non residenti ed altri usi. Sto parlando del costo di commercializzazione e vendita CCV.

Non c’è una voce nella bolletta sia luce che gas, che evidenzia questo costo ed il relativo importo, in quanto fa parte della spesa per la materia energia o gas naturale (sarebbe la prima voce in bolletta, dove vengono specificati tutti gli importi). È un importo che copre le spese per la gestione dei clienti. Sul mercato tutelato è pari a 69,8818 €/anno, ma sul mercato libero i fornitori possono aumentarlo. Sul contratto che abbiamo sottoscritto con il nostro fornitore, troveremo la cifra esatta del CCV che pagheremo. Faccio un esempio pratico, se il fornitore X mi applica 120 euro di costi di CCV l’anno significa che ogni bimestre, l’importo della spesa della materia energia sarà rincarato di 20 euro. Se volessi sapere cosa pago esattamente per ogni kWh o smc, devo sottrarre l’importo di CCV, dalla spesa per la materia energia o gas naturale, e dividere l’importo ottenuto per il consumo che ho fatturato nel bimestre di riferimento. Immaginiamo una bolletta del garage di casa, o della seconda casa, in cui oltre che i costi fissi stabiliti dall’autorità, pagheremo anche i CCV, che, sicuramente assumeranno un aspetto diverso. A fronte di fatture emesse per consumi elevati o medi, i suddetti costi si avvertono meno. Non è possibile non pagare questo importo e non possiamo colpevolizzare il fornitore che lo fa pagare, in quanto TUTTI i fornitori lo prevedono. Però possiamo scegliere quale fornitore somministrerà la materia prima a casa nostra, chiedendo anticipatamente l’importo del CCV. Ad esempio se un fornitore ci propone 0,30 centesimi per ogni Kwh e prevede 80 euro l’anno di costi di CCV (6 EURO al mese circa), sarà più conveniente di un fornitore che ci propone 0,28 centesimi per ogni kWh ma prevede 120 euro di costi di CCV.

Ancora una volta è l’informazione a fare la differenza, l’informazione certa e che proviene dalla fonte, ovvero il nostro contratto. Ancora una volta la consapevolezza ci guiderà verso la giusta strada. Oggi il mio articolo prende spunto dal mio lavoro, perché spesso quasi nessuno parla del CCV al cliente e si rischiano scivoloni non indifferenti. Anche in termini di correttezza e trasparenza, bisogna informare l’utente per prepararlo a qualunque circostanza. Se pensiamo di pagare tanto, prima di colpevolizzare il fornitore, rischiando di stipulare contratti dagli importi più elevati, rileggiamo il nostro contratto e soprattutto rendiamoci conto che certe spese in fattura le dobbiamo pagare inevitabilmente ed a prescindere dal fornitore con il quale ci troviamo.

“Pillole di energia” è il blog di Corin Virgilio, consulente ed esperta del mondo energetico

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