Damiano e il processo dell’auto blu: il Comune non paga una fattura e lui lo denuncia

L’ex sindaco Vito Damiano cita a giudizio il Comune per il mancato rimborso di una fattura legata ad un precedente processo a carico dello stesso Damiano quando era primo cittadino e rimborsata a metà dagli uffici di Palazzo D’Alì.

La prima udienza è in programma il 5 marzo del prossimo anno e “se il “mio” Comune dovesse soccombere, dovrà sborsare una somma ben maggiore del dovuto”, ha spiegato Vito Damiano attraverso il proprio profilo Facebook, riferendosi agli interessi, alla rivalutazione ed alle spese legali.

I fatti risalgono al 2013, anno nel quale Vito Damiano venne indagato per l’accusa di peculato, in quanto, secondo la tesi dell’accusa, l’allora sindaco sarebbe andato con l’auto del Comune allo stadio Provinciale per assistere ad una partita del Trapani e, poi, si sarebbe recato anche dal barbiere. Il procedimento scaturì in seguito ad un esposto anonimo e, dopo le indagini, Damiano venne rinviato a giudizio con l’accusa di peculato. In primo grado il pubblico ministero Franco Belvisi aveva chiesto la condanna a 18 mesi, ma Damiano venne assolto come in secondo grado dove il pd Agliastro aveva chiesto 6 mesi. La Procura, quindi, decise di non presentare ulteriore appello e, pertanto, l’assoluzione di Vito Damiano divenne definitiva.

L’ex sindaco era difeso dagli avvocati Gino Bosco e Massimiliano Pelliciotta del Foro di Milano e, per legge, Damiano aveva diritto al rimborso totale delle spese sostenute. Il rimborso, però, è stato diverso: il 100% per un legale ed il 50% per il secondo. Per questo motivo, quindi, Vito Damiano ha deciso di citare a giudizio il Comune ed il motivo lo ha spiegato lo stesso ex Generale ed ex sindaco sempre su Facebook. “Vengo assolto in un processo, evidentemente promosso ‘ad arte’ da taluno avvezzo al malaffare – scrive Vito Damiano, considerato che il processo partì in seguito ad un esposto anonimo -. Pago gli avvocati e, come previsto per legge, chiedo il rimborso al ‘mio’ Comune. Qualcuno valuta, esamina, discetta e, infine, ritiene che la parcella di un difensore possa essere rimborsata totalmente, mentre quella del secondo difensore al 50%. E così mi viene liquidato, dopo tanto quanto inutile tergiversare, un rimborso parziale. Ecco perché oggi sono un “attore”, per citare in giudizio il “mio” Comune”, con l’udienza in programma il 5 marzo del prossimo anno. E se il Comune dovesse soccombere “dovrà sborsare una somma ben maggiore del dovuto tra interessi, rivalutazione e spese legali”.

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