Da domani a Trapani mostra fotografica sui profughi siriani in Libano

“Akkar, vita e cronache dal confine siriano” del fotoreporter italiano Luca Cilloni con la collaborazione di Michela Lovato

Sarà inaugurata domani alle 9, nell’ambito del percorso di educazione alla pace “Disarmare il cuore per fermare ogni guerra”, nella chiesa del Collegio a Trapani, la mostra fotografica “Akkar, vita e cronache dal confine siriano” del fotoreporter italiano Luca Cilloni con la collaborazione di Michela Lovato.

L’iniziativa, a cura dell’associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”, accende i riflettori sulla guerra in Siria (di cui ieri è tornato a parlare papa Francesco quando ancora non si era diffusa la notizia del devastante terremoto al confine con la Turchia) e sulle condizioni di vita dei profughi siriani dei campi libanesi dove le condizioni di vita sono peggiorate anche a causa della grave crisi politica, economica e sociale che sta attraversando il Libano con scarsa attenzione dalla politica internazionale: invisibili, senza nome e senza storia.

All’inaugurazione saranno presenti alcune classi dei Licei “Rosina Salvo” e “Fardella-Ximenes” di Trapani. I lavori saranno coordinati dalla giornalista Ornella Fulco. Interverrà Francesco Di Bella della “Comunità Papa Giovanni XXIII”.

“In ogni scatto ho cercato di narrare la quotidianità, il dialogo, l’esperienza antropologica che ho vissuto – racconta l’autore Luca Cilloni – Più che la tristezza e la disperazione di queste persone, ho voluto mettere l’accento sulla loro dignità, i loro sogni, il loro essere uomini e donne, la necessità che non vengano dimenticati. Avere la possibilità di esporre e parlare o raccontare di questa condivisione diretta nei luoghi spesso dimenticati come se non esistessero, permette in un certo qual senso, di dar voce a chi non ha voce”.
La mostra resterà aperta al pubblico fino al 24 febbraio, anniversario dell’invasione dell’Ucraina, ogni giorno dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 19.

Akkar è la regione settentrionale del Libano che confina con la Siria. È una zona molto povera e provata dalle tante tensioni sociali e confessionali che ha vissuto le conseguenze della guerra siriana al confine: gli echi delle bombe, i flussi migratori, la violenza del conflitto. I siriani in Libano non sono considerati rifugiati: sono “sfollati”, invisibili, senza nome e senza storia. Dal 2019, la politica libanese nei confronti dei siriani si è fortemente inasprita, mettendo in atto misure di respingimento e intensificando le azioni militari nel campi.
Alle linee dei monti, i cedri e al mare brillante delle coste, nel paesaggio libanese si aggiungono distese di campi profughi informali e tende di plastica, dove, da anni, famiglie intere conducono una vita di sopravvivenza e di attesa.
Sono storie in sospeso, vite appese ad un filo, ricordi violenti che non trovano pace e sogni che aspettano di potersi realizzare, nella speranza di potere un giorno tornare a casa.

“Operazione Colomba”, corpo non violento di pace della “Comunità Papa Giovanni XXIII”, da sette anni vive con i profughi siriani, in un progetto di mediazione civile e gestione delle tensioni che questi vivono. I volontari e le volontarie abitano all’interno di un campo profughi siriano, condividendo direttamente la vita e la quotidianità: un faccia a faccia con la guerra e le sue conseguenze.

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