Covid e la paura per i bambini a scuola, ecco cosa fare

È ripresa la scuola e con la pandemia da Covid-19 aumenta la paura tra i genitori!

Perché prima si pensava che della “cattiveria” del coronavirus fossero risparmiati i bambini ed i ragazzi? Oggi, invece, si è accertato che colpisce sia i bambini che i ragazzi, i dati sono ormai consolidati e coerenti tra i diversi studi effettuati, ecco alcuni aspetti da tenere in considerazione:

Contagio: i bambini ed i giovani sotto i 20 anni, oltre ad essere molto spesso asintomatici, si stima che abbiano una suscettibilità all’infezione pari a circa la metà rispetto a chi ha più di 20 anni. Lo evidenziano i risultati di una ricerca pubblicata su “Nature Medicine” che ha sviluppato modelli di trasmissione del Covid-19 sulla base di dati provenienti da 6 paesi, inclusa l’Italia.

Letalità: le evidenze scientifiche disponibili, indicano che nei pazienti pediatrici l’infezione causata da SARS-CoV-2 si manifesta con un andamento clinico più favorevole rispetto all’adulto. I bambini hanno infatti una letalità decisamente inferiore rispetto agli adulti, che si aggira intorno allo 0,06% nella fascia di età 0-15 anni.

Complicanze: i sintomi di Covid-19 nei più piccoli sono spesso assenti o lievi, tuttavia l’infezione in alcuni casi può comportare lo sviluppo di complicanze o forme cliniche peculiari. Ecco perché va comunque posta molta attenzione quando i bambini manifestano i sintomi dell’infezione, soprattutto in presenza di condizioni patologiche preesistenti.

Apro una breve parentesi, a causa della pandemia in molti Paesi, inclusa l’Italia, si è verificata “una riduzione generale delle normali attività vaccinali”. È importante in questa fase recuperare tutte le sedute di vaccinazioni obbligatorie che non sono state eseguite.

In autunno, inoltre, è raccomandato che tutti i bambini sotto i 6 anni si vaccinino contro l’influenza stagionale, malattia che può sovrapporsi o confondersi con Covid-19.

Ritorniamo ad uno degli aspetti più importanti, i sintomi: i sintomi del coronavirus, come già  accennato, nei bambini possono essere diversi, si va da bambini che sono completamente asintomatici, quindi pur avendo l’infezione non hanno nessuna manifestazione, ma  la maggior parte dei bambini  presentano invece delle forme lievi d’infezione delle alte vie respiratorie e sono generalmente caratterizzate da febbre (febbricola al di sotto di 37 e mezzo che dura per lunghi  periodi può  arrivare anche a 12 giorni), tosse, talvolta rinite sierosa, artro-mialgia, senso di ostruzione nasale, stanchezza e talvolta mal di gola, abbiamo poi in una piccola percentuale di casi invece la possibilità di un coinvolgimento delle basse vie respiratorie in quel caso il bambino respira più velocemente del normale,  presenta febbre alta persistente, mette in atto per respirare  l’utilizzo dei muscoli accessori, si possono vedere dei rientramenti al giugulo e sotto il costato, può arrivare a rifiutare il cibo.

In una percentuale ancor più esigua di bambini l’infezione si può invece manifestare con sintomi gastrointestinali quindi dolore addominale, mal di stomaco, nausea, vomito e diarrea.

Nei bambini il coronavirus può anche indurre una sindrome che si chiama “Sindrome Kawasaki”. Che cos’è la sindrome di Kawasaki?

La Sindrome di Kawasaki è una vasculite, cioè è una malattia che colpisce i vasi sanguigni, le arterie, ed in particolare cuore e coronarie.  Colpisce soprattutto bambini di età inferiore ai 5 anni di età, l’età media di solito è sotto i 3 anni.

Alla diagnosi questi bambini, in genere, hanno febbre persistente elevata, hanno una eruzione cutanea, hanno una irritazione delle mucose, per esempio delle congiuntive e della bocca. Presentano mutamenti in mani e piedi (eritema, screpolatura e edema). Manifestano ingrossamento dei linfonodi maggiore ad un centimetro e mezzo di diametro in più parti del corpo.

Nella malattia di Kawasaki, inoltre, la lingua può assumere un aspetto simile a quello di una fragola, sia per colore, che per forma.

Possibile causa è l’infiammazione (glossite), in cui la lingua si presenta rossastra e con le papille gustative ingrossate che ne punteggiano la superficie. La glossite provoca anche bruciore, desquamazione, alterazione della percezione del gusto e dolore che si accentua con la masticazione.

La Kawasaki ha un decorso abbastanza severo dal punto di vista clinico, però fortunatamente, risponde bene in genere alle terapie che vengono somministrate.

I primi ad accorgersi che il coronavirus si  poteva manifestare  nei bambini come malattia di Kawasaki, sono stati gli italiani, in particolare il professor  Verdoni che si occupa di reumatologia nei bambini con la malattia di Kawasaki nell’Ospedale Pediatrico di Bergamo,  il quale notò che nel marzo 2020 arrivavano numerosi bambini al pronto soccorso del presidio ospedaliero affetti da una forma grave di malattia di Kawasaki, addirittura un bambino circa ogni 3 giorni, arrivando ad osservare anche 20 casi in pochi mesi, numeri che normalmente, essendo una malattia rara, si osservano in un lasso di tempo molto piùlungo  in media 3-4 anni.

La malattia di Kawasaki associata al coronavirus è più severa rispetto alla malattia di Kawasaki tipica,  i bambini  hanno un interessamento cardiaco e circolatorio più importante, hanno spesso un infiammazione del cuore che si chiama “Miocardite”, alcuni bambini  hanno bisogno di un supporto cardiocircolatorio con farmaci che sostengono la pressione, alcuni manifestano una infiammazione diffusa, una tempesta di citochine che noi medici chiamiamo sindrome da attivazione macrofagica quindi diciamo i bambini che hanno la malattia di Kawasaki in questo contesto hanno un decorso più grave e necessitano di  terapie specifiche  come  le immunoglobuline, l’infusione di anticorpi o di dosi elevate di cortisone.

Quindi, il discorso è sempre lo stesso, prevenire con le mascherine, con il distanziamento sociale e con le norme igieniche è meglio che curare!

Le mascherine non sono obbligatorie per i bambini al di sotto dei 6 anni e per i bambini con forme di disabilità non compatibili con l’uso continuativo della mascherina.

A proposito voglio aprire una breve parentesi, sono molte le fake news che girano in materia.

La Società italiana di Pediatria in un video divulgativo ha smentito una serie di notizie false che circolano sui social media, precisando che “i bambini sani che indossano la mascherina chirurgica per più ore al giorno non rischiano la carenza di ossigeno né la morte per ipossia”, “la mascherina previene il diffondersi delle infezioni e va portata dai bambini per evitare la trasmissione del coronavirus tra asintomatici”.

A mio parere è giusto ed indispensabile che i nostri figli riprendano ad andare a scuola ed a socializzare,   questi mesi di pandemia  sono  stati una palestra importantissima per i bambini  che prima di rientrare a scuola hanno capito l’importanza di indossare la mascherina,  sono tante le  mascherine fantasiose, quindi vi consiglio di accontentare i vostri figli con la maschera del loro eroe preferito se poi la scuola fornisce quelle chirurgiche uguali per tutti pazienza.

È molto importante però che anche i bambini seguano tutte le misure di prevenzione ed igiene consigliate dalle autorità sanitarie per gli adulti! Le misure igienico sanitarie sono le seguenti e vanno rispettate con precisione:
– Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per almeno 1 minuto cantando due volte “tanti auguri a te”.
– Istruire il bambino a non toccare occhi, naso e bocca con le mani non lavate.
– Evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di tosse, raffreddore o mal di gola.
– Evitare abbracci e strette di mano; non far baciare il bambino da nessuno.
– È necessario che anche il bambino stia a distanza di almeno un metro da chiunque.
– Farlo starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie, se non si riesce e si sporca le manine provvedere a lavargliele subito con acqua e sapone.
– Evitare di scambiarsi bottiglie, bicchieri e posate, ognuno adoperi la sua.
– Pulire le superfici dove il bambino gioca o studia con disinfettanti a base di alcol (etanolo) al 75% o a base di cloro all’1% (candeggina).

É importante spiegare ai bambini (in modo adeguato al grado di comprensione e alla maturità emotiva di ciascun soggetto) ciò che sta avvenendo intorno a loro. Non ricevere spiegazioni dagli adulti in un contesto di tensione ben percepibile rischia infatti di generare un’ansia ancora maggiore rispetto a quella che può generare una consapevolezza ben gestita.

Infine, attenzione agli smartphone. Pulire accuratamente i dispositivi almeno una volta al giorno ed evitare di farli utilizzare da altre persone, anche della stessa famiglia, contemporaneamente.

Se il bambino ha la febbre, restate a casa, somministrate i soli antipiretici (paracetamolo) e avvertite al telefono il vostro pediatra senza però recarvi al suo studio né tantomeno al pronto soccorso.

Il pediatra al telefono saprà consigliarvi su da farsi!

Segue un link interessante sull’uso corretto delle mascherine

Quindi, in conclusione, la cosa più importante è indossare le mascherine avendo cura di coprire sempre il naso e la bocca.

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