“Avicii True Story” e lo stress di essere un DJ

Chi non sognerebbe 700 date in 4 anni o una vita fatta di tour, dj set in tutto il mondo? Nell’immaginario di ogni aspirante DJ questo è l’obiettivo da raggiungere. Ma in questi ultimi anni, purtroppo è stato dimostrato tutto il contrario.

Finalmente ho visto “Avicii True Story” e più che la bellezza in sé del docufilm ho sentito il fardello che portava questo ragazzo (anzi questo genio musicale). Una macchina di soldi per i suoi manager che lo hanno strizzato come una spugna tanto da portarlo a smettere di fare il lavoro più bello del mondo. La famiglia sostiene che la decisione fosse frutto del desiderio di “trovare un equilibrio nella sua vita, per essere felice e fare quello che amava di più, cioè il musicista”.

Diventare i migliori non è sempre così facile nella gestione della propria vita. I DJ finiscono di esibirsi alle 3 di notte, o anche più tardi.  Poi si torna in hotel e si cerca di dormire un po’ prima di svegliarci per prendere un volo alle 8 del mattino, ma si è così gasati dalla performance che è difficile “farsela scendere” e prendere sonno.

Un icona internazionale che abbiamo perso durante questo (maledetto) 2020 è Erick Morillo. Il disc jockey, produttore discografico e remixer colombiano di musica house, era nato a Cartagena de Indias il 26 marzo 1971. Morillo era stato arrestato perché accusato di violenza sessuale. Uscito dal carcere dopo il pagamento di una cauzione, avrebbe dovuto affrontare un processo.

Morillo era conosciuto in tutto il mondo per la musica house e per il successo del 1993 «I Like to Move It», presente nella serie di film d’animazione «Madagascar». Aveva vinto diversi premi ai DJ Awards, tra cui quello per Migliore Dj Internazionale. Purtroppo un overdose ha stroncata la vita di questo fantastico artista.

Il successo, il raggiungimento degli obiettivi, a volte non sono tutto nella vita. La vera felicità si potrebbe ricercare anche con cose più semplici, con l’affetto di un familiare o di un amico/a.

La morte di Avicii è diventata, nell’ambiente, una sorta di martirio, perché grazie al suo sacrificio molti hanno iniziato, senza vergogna, a cambiare rotta. David Guetta è il primo: “Ora suono solo 100 concerti all’anno, 80 meno del solito”, dice in una intervista con Rolling Stone.

Hardwell, per due volte incoronato come miglior dj al mondo, ha deciso di ritirarsi del tutto dall’attività live, a meno di 30 anni. Gli italiani Marnik hanno fatto una scelta che li ha portati a dividersi i ruoli tra chi va a suonare e chi sta in studio.

Enrico Sangiuliano, talento techno che dall’Italia sta rapidamente conquistando il mondo su consolle e palchi importanti dal Sud America all’Europa passando per gli Stati Uniti, ha messo dei paletti alla sua agenzia di booking, chiedendo un weekend senza serate ogni mese, per riposare corpo e mente e avere tempo per lavorare con calma in studio e frequentare amici e famiglia.

Tutto questo per cercare di dare anche un esempio sano ai tanti giovanissimi dj del futuro.

“Freedom” è il blog di DJ Vince. È possibile interagire con lui attraverso la sua pagina Facebook.

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