Attenti al marmo, sui marciapiedi di Trapani è molto scivoloso

Storia di una dolorosa passeggiata per una via del centro storico della città. Purtroppo oggi è capitato a me

Ebbene sì, oggi è capitato anche a me: camminavo lungo il marciapiedi di corso Italia e mi sono rotto un gomito e un ginocchio. Eppure quel marciapiede lo conosco come le mie tasche.
Lo percorro almeno quattro volte al giorno per andare da casa al lavoro e viceversa.
Di quel tragitto ero convinto di conoscere tutte le insidie, dalle mattonelle sconnesse ai pali o i tombini storti ed arrugginiti, fino agli ostacoli mobili come sedie e tavolini di bar e gastronomie e perfino gli ombrelloni o gli scaffali della frutta e le biciclette a nolo che occupano buona parte del calpestio.

Ho sempre considerato, però, che tra gli imprevisti più umilianti da affrontare, ci fossero le numerose deiezioni canine che ogni giorno, quasi fossero animate di vita propria e libero ingegno, cambiano posizione e ti complicano il cammino, con tutto ciò che comporta il rischio di distrarsi e calpestarne qualcuna.

Non vi racconto poi cosa mi accade quando devo attraversare la strada e, spesso invano, cerco di farlo sulle strisce pedonali. In  corso Italia ormai mi conoscono tutti e nutro il forte dubbio che molti automobilisti aspettino proprio il mio passaggio per parcheggiarvisi sopra. Un giorno sì e l’altro pure, insomma, mi ritrovo a chiedere ai distratti automobilisti di consentirmi di passare andando a parcheggiare altrove. Non so se questo sia un comportamento condiviso dagli altri pedoni, ma, finché ne avrò la forza o non mi rassegnerò all’altrui maleducazione, arroganza o ignoranza del Codice della strada, continuerò a farlo.

L’abitudine spesso è una cattiva compagna e non ti consente di valutare con la giusta prudenza il rischio di camminare a piedi, pur consapevole di tutte le insidie di cui vi ho appena parlato. Oggi infatti, ne ho dovuto pagare lo scotto.
Erano da poco passate le 14.00, e staccata la spina per la “pausa pranzo”, lascio la redazione e mi dirigo verso casa. Le mattonelle rosse di corso Italia le conosco a memoria e, nonostante il paio di fresche scarpe estive da passeggio con suola di gomma, le sento calde sotto i piedi.
Passo davanti il dehor affollato di Casimiro, saluto qualche affamato conoscente, e sorrido nel vedere alcuni turisti in coda per accomodarsi ad assaggiare qualche sicula prelibatezza.

Passo davanti la Trattoria del Corso e devo resistere alla tentazione provocata dagli intensi profumi che si espandono dalla cucina dell’amico Puccio e le sue bravissime cuoche. Anche il suo dehor, che fortunatamente non insiste sul marciapiede di corso Italia, è stracolmo di golosi clienti ma non ho tempo di contarli perchè, per attraversare la piazzetta che funge da parcheggio a pagamento, devo fare come sempre lo slalom tra le macchine parcheggiate sulle strisce pedonali che, finché non viene qualcuno a farti la multa, sono gratis!

Raggiunto il successivo marciapiede, mi rinfresco all’ombra delle tende che coprono la frutta e la verdura fresca dell’esercizio commerciale successivo, evito l’ombrellone ad altezza d’uomo che protegge dai raggi del sole le voluminose angurie e, dopo aver scansato anche le biciclette a nolo di un altro esercizio commerciale, anche queste scrupolosamente parcheggiate ed incatenate sul marciapiede, arrivo finalmente all’incrocio con largo Burgarella – via Badiella.

Qui il sole  cade a picco sulle porose mattonelle rosse del calpestio e ohibò, anche sul lucido e liscio marmo che fa da cornice al marciapiede. Lo scalino di marmo è anche in leggera pendenza e non è alto, solo pochi centimetri di dislivello. Facile salirci su, fatale se invece, devi scendere dal marciapiede e ci metti sopra le suole. Io oggi l’ho fatto e, senza rendermi conto del come o del quando, mi sono ritrovato da una posizione eretta e deambulante, col culo per terra e dolorante. Il perchè è presto detto: quel marmo caldo, liscio, sconnesso ed in pendenza al punto giusto, d’estate come d’inverno, è più scivoloso di una lastra di ghiaccio.

Subito, alcuni clienti del panificio di fronte si affrettano ad attraversare la strada per soccorrermi. In due si coordinano per tirarmi su e a fatica ci riescono. La banconista del panificio, anch’ella accorsa per soccorrermi mi vede con il ginocchio ed il gomito sanguinante e subito mi propone un po’ di acqua ossigenata per pulirmi le sbucciature.
La gentile ragazza, rassicuratasi delle mie condizioni, mi fa capire che mi ha riconosciuto e molto adirata mi dice: “Lei è il signor Conforti, mi dispiace che si sia fatto male, ma forse è arrivato il momento che anche lei lo dica alla radio, su questo marmo lei lo sa quanti sono finiti a terra? Almeno uno ogni due giorni. Noi glielo abbiamo detto un sacco di volte quando passano i vigili che su questo marmo bisogna mettere le strisce nere antiscivolo. Qui cadono tutti ma nessuno interviene. È assurdo! in questa città manco camminare a piedi si può! Glielo dica lei, che forse a lei la sentono e finalmente qualcuno risolve il problema”.

Ebbene, io oggi seduto al mio pc di casa, con una borsa di ghiaccio sul ginocchio, ho voluto raccontarvi questa mia triste esperienza. E finché qualcuno non interverrà a raddrizzare quella balata di marmo, e magari renderla meno scivolosa, l’unico consiglio che posso darvi, cari amici, è di guardare sempre dove mettete i piedi e… Attenti al marmo! bagnato o riscaldato è moooolto scivoloso!

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