Anche a Marsala la protesta degli avvocati per i diritti dei detenuti

Le Camere penali italiane hanno indetto, a partire dal 7 febbraio e fino ad oggi, l’astensione dall’attività giurisdizionale. I legali si astengono dalle udienze tranne che nei processi con imputati detenuti o soggetti a misure cautelari che continuano regolarmente.

A manifestare di fronte la sede del Tribunale, anche i penalisti del Foro di Marsala, guidati dalla presidente della Camera Penale locale, l’avvocata Francesca Frusteri.

La protesta mira a ottenere l’attenzione del governo e della politica sulla delle carceri italiane con l’aumento dei suicidi e la carenza di sostegno alla salute fisica e mentale dalle persone detenute e su altri aspetti del sistema Giustizia nazionale.

I penalisti ribadiscono la necessità di un sistema penitenziario incentrato sulla riabilitazione e non solo sulla punizione. Tra le loro richieste figurano la riduzione del sovraffollamento carcerario tramite amnistia e indulto, la modifica dei limiti all’appello e la questione della presenza dei magistrati fuori ruolo nell’Esecutivo in violazione del principio di separazione dei poteri.

Non è aumentando le norme penali che si risolve il crescente tasso di conflittualità sociale nel nostro Paese, si sottolinea nella delibera a firma del presidente dell’Unione delle Camere penali, Francesco Petrelli, che indice l’astensione dei penalisti dall’attività.

Nel mirino dei penalistil’art. 581 comma 1 quater del Codice di procedura penale, norma introdotta dalla Riforma Cartabia, che richiede dopo la condanna, il conferimento di uno specifico mandato al difensore per impugnare la sentenza quando l’imputato era rimasto assente in primo grado. Una norma che, secondo gli avvocati, lede la dignità del difensore, ne restringe le facoltà proprie e danneggia i soggetti più deboli che usufruiscono della difesa d’ufficio. La norma non è stata modificata dal Governo, sostengono i penalisti, perché contribuisce in maniera significativa all’alleggerimento del ruolo delle Corti di Appello e della cassazione, contribuendo a realizzare gli obiettivi del PNRR. Un risultato di efficienza che per l’avvocatura non dovrebbe mai essere perseguito a scapito del diritto ad impugnare sentenza ingiuste.

La delibera dell’UCPI stigmatizza anche il comportamento del Governo che, da una parte, declama l’importanza di superare un sistema fondato sul carcere – che ha dimostrato nel tempo di aumentare la recidiva – ma, dall’altro, continua ad affidare allo strumento repressivo penale la risposta alla legittima richiesta di sicurezza che proviene dai cittadini, conducendo così al collasso l’intero sistema.

Il pensiero dei penalisti va, per esempio, al nuovo reato di “rivolta in Istituto penitenziario”, fattispecie integrata anche da condotte tipicamente inoffensive, come la resistenza passiva, che tuttavia viene inserita nel catalogo dei reati ostativi di cui all’art. 4 bis dell’Ordinamento penitenziario.

Nonostante alcuni fatti positivi, come la soppressione dell’abuso di ufficio ed il ripristino della prescrizione sostanziale, la delibera dei penalisti punta il dito contro il pacchetto sicurezza, ritenuto un provvedimento di matrice securitaria, populista ed illiberale che va nella direzione opposta rispetto all’obiettivo proclamato dallo stesso Governo di un diritto penale “minimo”.

Anche in materia di intercettazioni, sebbene l’Unione delle Camere penali apprezzi che il Governo abbia dato seguito alla richiesta di tutela della riservatezza delle comunicazioni tra difensore ed assistito, ritiene poi contraddittorio che da un lato si affermi di voler contenere l’abuso dello strumento intercettativo e dall’altro se ne allarghi l’utilizzo a tutti i reati aggravati dall’art. 416 bis.1 c.p.,quindi al di fuori del ricorrere di fenomeni di “criminalità organizzata”.

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