Alluvioni a Nubia, cittadini danneggiati presentano denuncia alla Procura

Secondo gli abitanti non sarebbe stata effettuata un'adeguata attività di manutenzione di canali e caditoie

A seguito delle alluvioni del 26 settembre e 13 ottobre scorsi che hanno colpito anche la frazione di Nubia, nel territorio di Paceco, alcuni cittadini hanno notificato richieste di risarcimento danni al Comune e all’Autorità di Bacino e, per conoscenza, alla Protezione civile. Ieri, inoltre, hanno depositato una denuncia-querela alla Procura della Repubblica di Trapani affinché vengano effettuati gli opportuni accertamenti e valutati eventuali profili di illiceità penale.

“I disagi ed i danni subiti dai cittadini – si legge nella nota diffusa alla stampa dalla avvocata Maria Giustiniano che rappresenta i cittadini – sono dovuti al mancato deflusso delle acque piovane, la cui causa sarebbe da attribuire al fatto che i canali di scolo delle acque meteoriche non sarebbero oggetto di regolare manutenzione da parte dei soggetti preposti e presentano, pertanto, ostruzioni da vegetazione spontanea e rifiuti abbandonati da ignoti, così come ostruite sono anche le caditoie ed i tombini lungo la viabilità comunale”.

“Una delle principali problematiche sollevate dagli abitanti della frazione – prosegue la legale – è l’omissione da parte degli enti preposti di una adeguata programmazione e corretta esecuzione dei necessari interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, con conseguenti interventi in emergenza quando i danni sono già procurati”.

Secondo Giustiniano “è compito, infatti, delle amministrazioni non solo custodire i beni ma attuare quelle regole cautelari e quelle misure necessarie per tutelare l’incolumità dei cittadini, i beni e l’ambiente da una fonte di pericolo cui tali soggetti possono essere esposti e rispetto alla quale si disponga di adeguati poteri di gestione, organizzazione e controllo, nell’espletamento delle proprie funzioni, al fine di prevenire situazioni di disastro e inondazioni e, nei casi peggiori, la perdita di vite umane, di cui oggi non piangiamo solo per una fortuna congiunta. Il presupposto, infatti, non è quello di impedire il verificarsi dell’evento in quanto naturale, quindi, ineluttabile, ma quello di prevenire ed evitare che la popolazione subisca dei danni”

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