Aeroporto di Trapani, parla il presidente Ombra

Il presidente della società di gestione del "Vincenzo Florio" interviene sui bilanci di Airgest e le prossime mosse del governo regionale

Mentre nelle ultime ore si sono fatte più insistenti le indiscrezioni secondo cui il nuovo governo regionale non confermerà Salvatore Ombra alla guida di Airgest, società di gestione dell’aeroporto “Vincenzo Florio” di Trapani, al cui posto dovrebbe arrivare Vito Riggio, ex numero uno dell’Enac, l’imprenditore marsalese affida ad un lungo post su Facebook le sue precisazioni sullo stato dei bilanci della società. Le perdite registrate negli anni da Airgest, ripianate dalla Regione Siciliana nella qualità di detentrice della quasi totalità delle quote della società di gestione dello scalo trapanese, vengono, infatti, citate a sostegno della scelta di Riggio che – secondo quanto riportato in un articolo apparso oggi sul Giornale di Sicilia – “arriva all’Airgest con un mandato politico che va ben oltre quello amministrativo. Sul piano tecnico il presidente della Regione gli chiede di risollevare le sorti di un aeroporto che ha perdite stabili […] che la Corte dei Conti ormai contesta regolarmente. Sul piano politico il mandato di Riggio è quello di gettare le basi per arrivare ad una operazione che porti a fondere sotto un’unica regia gli scali di Palermo, Trapani e Lampedusa. Prima tappa di un percorso che porterà poi alla privatizzazione degli aeroporti”.

Ecco cosa scrive Salvatore Ombra: “Leggo articoli e dichiarazioni che riguardano Airgest, la Corte dei Conti siciliana ed alcuni estratti di valutazioni che quest’ultima ha espresso sui risultati economici della nostra società di gestione, in particolare negli anni 2020 e 2021.
Con stupore leggo anche refusi, errori e commenti, certamente figli della non so quanto casuale superficialità di taluni nel riportare dati e numeri. Sinceramente non credevo fosse necessario ma, esclusivamente nell’intento di affermare la verità oggettiva dei fatti, mi sento in dovere di fare alcune precisazioni.
Sono stato nominato amministratore di Airgest sul finire dell’agosto 2019, in piena stagione estiva e quando la programmazione dei restanti mesi dell’anno era già stata pianificata dai vettori aerei e dal precedente management. Sono stato chiamato ad amministrare Airgest perché il 2019 era per la società il peggiore esercizio degli ultimi 15 anni con 400 mila passeggeri totali transitati dallo scalo, ed una perdita di esercizio di 4,5 mln che si sommava ai 5 mln dell’anno precedente. Le nostre città erano in forte crisi economica e gli operatori del turismo chiedevano a gran voce un cambio di rotta, un aiuto immediato. Gli anni a venire infatti, in quel momento, non promettevano nulla di diverso.
CI siamo immediatamente rimboccati le maniche e con una forte sinergia con il governo regionale abbiamo avviato un percorso di risanamento che aveva quale primo obiettivo riportare traffico sullo scalo, riallacciare i rapporti con i vettori aerei e riattivare quell’imprescindibile volano di ricchezza e di servizio sociale che l’aeroporto di Trapani è per il nostro, forse poco amato, territorio.
Inaspettatamente però mi trovo a dover ricordare che il 2020 ed in larga parte il 2021 hanno purtroppo registrato gli effetti della più grande quanto inattesa crisi che il settore del trasporto aereo abbia mai registrato, sia a livello nazionale che mondiale, con un pressocché totale azzeramento dei volumi di traffico globali. Una drammatica emergenza, quella epidemiologica da Covid-19 che, nelle sua imponente e prolungata evoluzione, ha portato tutte le Autorità competenti delle varie nazioni mondiali ad imporre misure restrittive delle libertà personali, in primis di spostamento, con l’aggiunta di prolungati periodi di “lockdown”.
In aggiunta, dal mese di marzo 2020 al crescere degli effetti dell’emergenza sanitaria, il Governo nazionale con apposito provvedimento ha disposto la sospensione temporanea delle attività di numerosi scali tra cui quello di Trapani, per cui fu prevista la chiusura di fatto sino al mese di luglio 2020. Si ricordi che l’Italia in quel periodo rappresentava, nell’intero panorama europeo, l’epicentro del contagio e la prima nazione Ue a disporre un lockdown nazionale.
L’industry del trasporto, ed in particolare il segmento del trasporto aereo, sia nazionale che internazionale, sono state travolte così da uno Tsunami di dimensioni mai viste”.

“Airgest, trovatasi improvvisamente a fronteggiare questo shock sistemico, ha immediatamente dato avvio ad un articolato piano di intervento, orientato in primis a tutelare la salute dei propri dipendenti e dei passeggeri adottando tutte le misure di sicurezza sanitaria indicate dalle competenti autorità e, in secundis, ad un maggiore efficientamento dei costi di struttura al fine di contenere l’impatto negativo in ambito economico/finanziario di tali eccezionali eventi. Tutto ciò, con impegno e dedizione, senza mai tralasciare una certamente difficile azione di network commerciale per garantire una programmazione voli in un futuro, in quel momento incerto, ma sul quale abbiamo sempre e fortemente creduto. Ci siamo riusciti!!!!
Ritengo inutile soffermarmi sul fatto che il nostro originario Piano industriale, ha quindi subito l’influenza di fattori esogeni incredibili ed imprevedibili e, pertanto, in parte è stato disatteso”.

“Ciò detto – prosegue Ombra – siamo ripartiti, abbiamo siglato importanti accordi, ottenuto, unici in Europa, 7 rotte in continuità territoriale, sfiorato i 900 mila passeggeri nel primo anno post covid e programmato un 2023 che ci consentirà di raggiungere il traguardo di 1,2 mln di passeggeri. Numeri che non si vedevano da anni e che hanno il solo scopo di fare bene alla nostra Provincia, a cui io per primo, essendoci nato e cresciuto ed avendo qui visto crescere la mia azienda, tengo tantissimo. Una crescita certificata come la più alta tra gli scali europei post pandemia. Il Cda, prescindendo dall’evoluzione della crisi sanitaria e ben cosciente del posizionamento dello scalo di Trapani nel sistema aeroportuale nazionale, nonché delle fisiologiche ed ataviche difficoltà nella gestione aeroportuale degli aeroporti minori, ha quindi iniziato un’attenta verifica dei suoi asset industriali con la finalità di programmare per tempo quelle azioni necessarie a cogliere le opportunità che, inevitabilmente, derivano da una attesa e sospinta fase di rilancio del settore. Per me, quindi, è diventato prioritario incidere sensibilmente sulla redditività dello scalo e perseguire con intensità non solo una continuità operativa ma anche una crescita della resa economica complessiva.
Il primo bilancio della mia gestione è stato così quello dello sfortunato 2020 nel corso del quale, con impegno e dedizione, abbiamo, comunque, pressocché azzerato i cospicui debiti della Società. Chiuderemo nel 2022 un bilancio d’esercizio con una perdita di circa 2,5 milioni di euro, di fatto la metà di quanto registrato prima del mio mandato, ed inoltre il budget 2023 ci dice che la perdita, se si proseguirà nell’attenta ma efficace gestione della società, potrà essere ulteriormente ribassata. Non comprendo – continua il presidente di Airgest – come si possa dire e scrivere che Airgest perda 8 milioni annui, neanche la Corte dei Conti nel suo documento dice questo, basterebbe leggerlo.
Il tutto nonostante l’impatto della crisi energetica che sta influendo sulla nostra azienda con un surplus di costo per utenze di oltre 500 mila euro annui. Tantissimo per uno scalo come quello di Trapani”.

“Una perdita d’esercizio – commenta Salvatore Ombra – non è piacevole me ne rendo conto, ma,questa volta, in fortissima riduzione rispetto al passato ed accompagnata da traffico passeggeri e da un PIL di centinaia di milioni di euro distribuiti in un territorio da sempre depresso e povero di opportunità”.

Il presidente di Airgest ricorda anche che “nell’esclusivo interesse della Società, abbiamo introdotto la rivisitazione integrale dell’intero layout delle aeree di sosta aeroportuale e la corrispondente radicale revisione delle regole di accesso allo scalo con la duplice finalità di razionalizzare e di elevare gli standard di sicurezza delle aree stesse a beneficio dell’utenza aeroportuale , ma anche di incrementare i ricavi provenienti dall’asset parcheggio. A questo proposito infatti l’introduzione di una minima fee di ingresso allo scalo comprensiva dalla prima ora di sosta (1€) e la riduzione delle sacche di inefficienza delle aree di sosta ha consentito di quintuplicare i ricavi per i corrispettivi parcheggi”. 

Salvatore Ombra sottolinea che “le difficoltà strutturali dei piccoli scali, tra l’altro, sono da sempre oggetto di analisi ed anche speculazioni. Basti pensare che lo Stato, nel post pandemia, ha stanziato un fondo ristoro di oltre 850 milioni di euro a favore esclusivo degli scali aeroportuali nazionali che ahimè, a causa di un “incomprensibile” meccanismo di ripartizione, ha visto la sua totale distribuzione solo tra scali di medie e grandi dimensioni, lasciando fuori la quasi totalità degli scali di piccole dimensioni. Insomma, i grandi come ad esempio lo scalo a noi vicino [ndr. il “Falcone e Borsellino” di Palermo], hanno legittimamente risanato il proprio bilancio facendo registrare un pareggio per un contributo ricevuto di milioni di euro, Trapani, Comiso, Crotone, Perugia, Ancona, etc, invece non hanno avuto accesso a nessun contributo. La Pandemia – chiosa ironicamente Ombra – a Trapani non è arrivata”.

Avrei molto altro da aggiungere – conclude – ma non sono in grado di riassumere in poche righe quanto fatto in questi anni e probabilmente non è neanche necessario ma ho ritenuto opportuno precisare alcuni concetti che, forse per leggerezza, rischiavano di essere trasferiti in modo inesatto e fuorviante. Tutto questo e molto altro mi sarebbe piaciuto esporlo, supportato dai dati, al Presidente della Regione ma, dal suo insediamento ad oggi, non ha mai ritenuto necessario ascoltarmi. Peccato!”.

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