Una panchina della Villa Margherita è stata dipinta di giallo ieri mattina dagli attivisti del gruppo 295 di Amnesty e dai partecipanti – tra cui una classe della scuola “Rosina Salvo” di Trapani – alla manifestazione che è stata organizzata in occasione della Giornata Internazionale delle Coscienze, promossa dalle Nazioni Unite. Per fare luce e tenere viva la coscienza su questioni fondamentali, che riguardano tutti e tutte noi.
Amnesty International, un movimento globale di oltre 10 milioni di persone, considera l’ingiustizia una questione personale e si unisce, a livello sia macro che micro, proprio per fare la differenza: una firma in più può permettere la liberazione di prigionieri di coscienza, una firma in più può tenere accesa l’attenzione sulle violazioni dei diritti umani. Tra le altre, le libertà di coscienza e di espressione si collocano tra i diritti fondamentali della persona e la coscienza costituisce un elemento imprescindibile della natura umana. Tuttavia, le autorità di certi paesi scoraggiano la protesta con la minaccia di violenze arbitrarie, detenzione e molteplici violazioni del diritto a un equo processo. Molti governi in tutto il mondo imprigionano regolarmente – o peggio – le persone solo per aver parlato apertamente, anche se la Costituzione di quasi ognuno di questi Paesi parla del valore della “libertà di parola”. In Iran in particolare, l’ondata di protesta, morte e repressione non si ferma, con numeri impressionanti che hanno portano a voler plasmare la campagna di Amnesty “Proteggo la protesta”.
Cosa hanno fatto quindi queste persone? Hanno dipinto la panchina di giallo proprio per simboleggiare l’importanza dei diritti umani e divulgarne la conoscenza e la protezione, potendo e dovendo questi partire da ciascuno di noi, anche nelle realtà più piccole. Perché i diritti sono un patrimonio da difendere, coltivare, rinnovare. Ma non si sono fermate lì. Hanno discusso specificamente del diritto di protesta, mettendolo in pratica: un flash mob in solidarietà con la popolazione iraniana scesa in piazza per chiedere giustizia e libertà. Perché non bisogna arrendersi. Occorre attivarsi.