A cento anni dalla nascita il ricordo di Don Riboldi nella “sua” Santa Ninfa, dove da parroco affrontò il dramma del terremoto e lottò per una ricostruzione soltanto promessa, primo prete a “marciare” fino a Roma insieme con i bimbi con i quali si recò da Aldo Moro, che era Presidente del Consiglio, Giovanni Leone al Quirinale e da papa Paolo VI.
A Santa Ninfa un pomeriggio dedicato alla memoria di un Vescovo, nato in Brianza, che insegnò il coraggio prima ai siciliani e poi ai napoletani. Un incontro particolarmente significativo all’indomani dell’arresto del super latitante Messina Denaro: a don Riboldi, inviato dal suo ordine, i Rosminiani, in Belice fu assegnato anche il comune di Castelvetrano dove già negli anni Sessanta la mafia esercitava un forte potere di condizionamento su ogni aspetto della vita sociale. “I familiari del boss erano nostri parrocchiani”, ha ricordato don Vito Nardin che condivise l’esperienza del Belice
Dal libro Don Riboldi 1923-2023, il coraggio tradito di Pietro Perone, edizioni San Paolo (Milano):
In mezzo alle baracche è stato ordinato vescovo l’11 marzo del 1978. È una giornata illuminata dal sole e sferzata dal vento di scirocco che si insinua tra le case disabitate e sembra voler infliggere una definitiva spallata a quelle rovine. Volano le tovaglie bianche che coprono l’altare posto al centro del palco; gli anziani tengono le coppole strette tra le mani. Il cardinale di Palermo Salvatore Pappalardo e il vescovo di Mazara del Vallo, Costantino Trapani, che officiano la messa, fanno fatica a farsi ascoltare perché la loro voce viene ricoperta dal rombo sordo del vento. In diecimila lasciano i propri container per assistere alla liturgia, che si svolge nella piazza: cerimonia improvvisata, quasi da sagra paesana. Dice con orgoglio un anziano sulla soglia del proprio container ricoperto di manifesti che pubblicizzano un amaro che si produce nella valle: «Il papa lo ha scelto ma è una creatura nostra. Quel parroco è uscito da noi.
PIETRO PERONE giornalista, è stato negli anni Ottanta uno dei “ragazzi” di don Riboldi. Caporedattore de Il Mattino di Napoli, segue le vicende politiche del nostro Paese, dopo essersi occupato di criminalità organizzata e aver seguito l’inchiesta sul delitto del collega Giancarlo Siani che ha portato alle condanne di mandanti e killer. Il dovere della verità come il Vescovo ha insegnato.