Estinto per intervenuta prescrizione. Si è chiuso così, ieri, il processo penale a carico di due soggetti che, nel 2015, danneggiarono un tratto di scogliera a Macari, frazione di San Vito Lo Capo.
I due uomini – il 64ennne sanvitese Andrea Di Liberti, che sulla spiaggia affittava ombrelloni, sdraio e canoe e fu indicato come il committente dello scavo, e il 75enne Giovanni Coppola, di Custonaci, conducente della ruspa che aveva fatto a pezzi la falesia della spiaggia “Le Grotticelle” – erano stati accusati di distruzione o deturpamento di bellezze naturali e di effettuazione di lavori senza autorizzazione del Demanio marittimo. Al posto della “scaletta” naturale della scogliera i Carabinieri avevano trovato un cumulo di massi che copriva una superficie larga 3 metri e lunga 6.
Una vicenda che destò grande clamore per il danno provocato in un’area di grande pregio naturale e soggetta, tra l’altro, a protezione speciale. Quella di Macari è, infatti, una scogliera di calcarenite e di massi calcarei, che si allarga sul litorale e si estende fino alla battigia, costituita dall’agglomerato di milioni di conchiglie di un mollusco che vive in mari che hanno affinità tropicali. Una formazione segnalata come una delle più importanti non solo del Mediterraneo e che rappresenta l’anticamera delle barriere coralline. La piattaforma di Macari ha anche un’importanza climatologica perché è uno dei depositi di anidrite carbonica. “Ci vorranno più di 50 anni – avevano detto gli esperti – prima che il tratto deturpato ritorni come prima”.
Nell’immediatezza dei fatti sia il Comune sia l’Osservatorio per la legalità e per i diritti violati di Trapani – associazione che oggi dà notizia di questo negativo sviluppo processuale – avevano presentavano un esposto denuncia, acquisito tra le fonti di prova, affinchè si facesse luce sullo scempio ambientale.
L’Osservatorio per la Legalità è stato ammesso tra le parti civili, così come l’amministrazione comunale di San Vito Lo Capo e Legambiente ma ieri, dopo la fase istruttoria, il processo è stato dichiarato estinto dal giudice monocratico.
Una battuta d’arresto che non va già all’avvocato Filippo Spanò – che ha rappresentato l’Osservatorio nel procedimento – e che, “per far valere ogni accertamento sulla condotta tenuta, sulla certezza della pena e fiducia nella legge, auspica che il Comune di San Vito Lo Capo, tramite il suo legale, valuti l’azione risarcitoria in sede civile affinchè gli autori dello scempio non restino impuniti”.