Ridotta in appello la condanna che era stata inflitta in primo grado dal gip del Tribunale di Trapani al 36enne Antonino Tranchida, arrestato dai Carabinieri nel luglio 2020 con l’accusa di tentato omicidio, atti persecutori, detenzione e porto in luogo pubblico di arma, lesioni personali, minaccia aggravata e violenza privata.
L’ordinanza applicativa della misura cautelare era stata emessa dal gip a conclusione dell’indagine condotta dai militari dell’Arma di Paceco e del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Trapani anche tramite attività tecniche. Era stato lo stesso gip dell’epoca, inoltre, a disporre l’incidente probatorio nel cui ambito erano state sentite tutte le persone offese ed era stata effettuata la perizia sulla vettura nei cui confronti era stato esploso il colpo d’arma da fuoco.
La difesa, rappresentata dagli avvocati Raffaele Bonsignore di Palermo e Natale Pietrafitta di Trapani, nel corso del processo di primo grado, svoltosi con il giudizio abbreviato, si era anche avvalsa della consulenza tecnica del perito Marco Milazzo, sostenendo che quel colpo non rappresentasse affatto un tentativo di uccidere. Una tesi sostenuta anche attraverso la ricostruzione tridimensionale della scena del crimine nell’aula d’udienza.
In primo grado, però, il gip di Trapani, non condividendo la tesi difensiva, aveva condannato l’uomo a 14 anni di reclusione. Nei confronti della sentenza, era stato presentato appello davanti alla Corte d’Appello di Palermo la cui terza sezione si è pronunciata, stamattina, con una sentenza che – riferiscono i difensori – finalmente ha reso giustizia.
L’uomo è stato assolto dal reato di tentato omicidio, con la formula” perché il fatto non sussiste” e la condanna finale è stata ridotta a 4 anni e 6 mesi di reclusione. Un risultato del quale gli avvocati si sono dichiarati soddisfatti