Si attende oggi la sentenza del processo “Palude”, scaturito dall’inchiesta sulla corruzione al Genio Civile di Trapani che vede tra i principali indagati Giuseppe Pirrello, 62 anni, ex capo dell’ufficio.
L’inchiesta, coordinata dalla Guardia di Finanza e avviata nell’estate 2018, portò alla luce un sistema finalizzato ad assicurare indebite agevolazioni a numerosi soggetti privati ed imprenditori in relazione agli adempimenti in materia di edilizia privata e pubblica di competenza del Genio Civile e all’affidamento di lavori pubblici.
Tra gli imputati, oltre a Pirrello, vi sono altri funzionari e imprenditori locali accusati di aver manipolato l’assegnazione di appalti pubblici per favorire i propri interessi personali e quelli di un ristretto gruppo di imprenditori.
La pm Antonella Trainito ha chiesto quattro condanne – per Giuseppe ed Onofrio Pirrello, padre e figlio, Gaetano Vallone e Francesco Pirello – e l’assoluzione per tutti gli altri “perché il fatto non sussiste”. Per Giuseppe Pirrello, la pm ha riconosciuto soltanto due dei capi di imputazione ed ha chiesto 8 anni di reclusione. Sei e anni e mezzo, invece, per il figlio Onofrio, titolare di uno studio tecnico, e per l’ingegnere Gaetano Vallone, sei anni per Francesco Pirrello, piccolo imprenditore agricolo, cugino dell’imputato principale. Al processo si sono costituiti come parti civili il Comune di Castellammare del Golfo e l’Ufficio del Genio Civile di Trapani.