In programma domani, 20 settembre, l’evento finale del progettuale “Per l’Alto Mare Aperto”, avviato a partire dal mese di giugno dall’ULEPE di Trapani – diretto da Rosanna Provenzano – in partenariato con la Capitaneria di porto e le amministrazioni comunali di Trapani, Marsala, Mazara del Vallo, Castellammare del Golfo e Favignana e con il supporto operativo-logistico delle quattro sezioni della Lega Navale di Trapani, Marsala, Mazara del Vallo e Castellammare del Golfo e degli Istituti Nautici di Trapani, Mazara del Vallo e Castellammare del Golfo, tutti coordinati dalla referente di progetto Angela Adragna.
Il progetto si è strutturato in quattro moduli, ognuno con la collaborazione delle singole sezioni della LNI. A conclusione di ciascun modulo, si è svolta una giornata dedicata alla pulizia di un sito marino con il supporto delle principali associazioni in materia ambientale del territorio (in particolare Plastic free e Legambiente).
Domani le imbarcazioni delle quattro sezioni della Lega Natale, accompagnate da una motovedetta della Capitaneria di Porto, si recheranno a Favignana, dove le persone inserite nel progetto si dedicheranno alla pulizia del tratto di spiaggia della Praia, come attività di “restituzione” alla collettività.
Successivamente, presso l’ex Stabilimento Florio di Favignana, il sindaco Forgione accoglierà i partecipanti in occasione di un meeting a cui saranno presenti rappresentanti delle Istituzioni e il dittore generale dell’Esecuzione Penale Esterna press il Ministero della Giustizia Domenico Arena.
Il percorso per mare si pone come metafora della vita, un viaggio esistenziale alla (ri)scoperta di sé, che – tramite la tecnica dello storytelling – spinge a conoscersi, raccontarsi e ascoltarsi e si rivolge a quei soggetti che hanno commesso reati, destinatari di misure e/o sanzioni di comunità, in carico all’ULEPE per favorirne la rieducazione e il reinserimento sociale.
A guidare i soggetti nel percorso introspettivo per terra e per mare è la psicologa vela-terapista Serena Di Marco.
Si tratta di un nuovo modo di concepire quella “Giustizia di comunità”, di cui l’UEPE si fa massimo promotore e che consente di perseguire lo scopo rieducativo a cui fa riferimento la nostra Costituzione.