Eseguito dalla Polizia un provvedimento cautelare restrittivo, emesso dal gip di Palermo su richiesta della DDA di Palermo, nei confronti di dieci persone, tutte residenti nella provincia di Trapani, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi.
Dieci i soggetti arrestati, nove sono finiti in carcere, uno agli arresti domiciliari.
In totale sono 19 le persone indagate, tra cui una donna, già vicesindaca e assessora comunale a Calatafimi, e un medico specialista dell’Asp di Trapani, ormai in pensione, che ha prestato servizio ad Alcamo. VIDEO
Il provvedimento cautelare racchiude i risultati dell’inchiesta avviata nel maggio 2021 dalla Squadra mobile di Trapani e condotta in collaborazione con la Squadra mobile di Palermo, della locale SISCO e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. L’indagine avrebbe consentito di documentare gli assetti e le attività delle famiglie mafiose di Alcamo e Calatafimi dopo l’arresto dei numerosi esponenti storicamente al loro vertice.
In particolare, la famiglia mafiosa alcamese avrebbe individuato il nuovo capo in un pregiudicato locale, Franceso Coppola, che avrebbe esercitato la reggenza, valendosi di numerosi sodali. L’indagine avrebbe consentito di attribuire analogo ruolo di reggente ad un altro pregiudicato di Calatafimi, ritenuto a capo di quella famiglia mafiosa.
Le indagini avrebbero portato alla luce una serie di estorsioni, alcune consumate altre solo tentate, ai danni di imprenditori locali – tra i quali un imprenditore di Castellammare, con interessi nel settore della distribuzione alimentare e del mercato immobiliare, e due imprenditori di Alcamo attivi nel settore dell’edilizia, del movimento terra e della commercializzazione di autovetture. Ai tre sarebbe stata chiesta la consegna, ad un uomo di fiducia del capo della famiglia alcamese, di 50 mila euro.
Ulteriori episodi estorsivi sarebbero avvenuti nel territorio alcamese nei confronti del titolare di un maneggio, costretto ad abbandonare l’azienda in seguito a contrasti con un soggetto vicino al clan mafioso. Le minacce avrebbero costretto anche un “buttafuori” trapanese ad abbandonare il proprio impiego presso un locale di Trapani in favore del figlio di un noto pregiudicato del posto, tra i destinatari del provvedimento cautelare eseguito oggi.
L’inchiesta avrebbe anche documentato l’esistenza di un connubio affaristico-mafioso in grado di condizionare, anche con pagamenti di denaro, il consenso elettorale: l’organizzazione avrebbe indirizzato il voto locale in favore di un candidato alcamese, coordinatore provinciale del movimento politico VIA. Dall’indagine sarebbero emersi “chiari indizi di colpevolezza” nei confronti dell’ex senatore alcamese Nino Papania, ispiratore del movimento, che avrebbe sborsato 3mila euro per ottenere il sostegno ad Angelo Rocca nelle Regionali del 2022. Rocca, però, non ottenne un numero di voti sufficiente ad ottenere l’elezione. Arrestato anche l’ex vice sindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, che gli inquirenti ritengono un intermediario fra Papania e il clan.
Da ultimo, l’inchiesta avrebbe consentito di raccogliere “utili elementi di riscontro” sull’attività di spaccio di stupefacenti, condotta anche grazie all’apporto di fornitori albanesi, e alla detenzione di armi, nascoste dagli indagati e nella disponibilità del gruppo. Nel corso delle indagini, infatti, uno degli appartenenti al sodalizio è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di oltre 9 chili di marijuana. In quella occasione, nel corso della perquisizione, sono stati rinvenuti due fucili a canne mozze calibro 12, con relativo munizionamento, entrambi risultati rubati.
Contestualmente al provvedimento cautelare sono stati eseguiti otto decreti di perquisizione personale e domiciliare, emessi nei confronti di altrettanti soggetti indagati, a vario titolo, per traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi. VIDEO