Matteo Messina Denaro reagì quasi senza battere ciglio quando gli fu diagnosticato il tumore che lo ha portato alla morte.
Lo ha detto, in Tribunale a Marsala, un medico oncologo della clinica “La Maddalena” di Palermo, Vittorio Gebbia, ascoltato come teste della difesa nel processo ad Alfonso Tumbarello. L’ex medico di base di Campobello di Mazara è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atti pubblici per avere redatto numerosi certificati medici a nome di Andrea Bonafede, l’alias usato dal capomafia, deceduto a L’Aquila il 25 settembre 2023, di potersi curare.
“Il signor Bonafede (Matteo Messina Denaro, ndr) – ha aggiunto Gebbia – veniva da solo e non ha mai indicato familiari di riferimento. Non ha mai avuto un accompagnatore e non sembrava una persona in difficoltà economiche. Assorbì quasi in silenzio la diagnosi negativa”.
Nella stessa udienza è stato chiamato a testimoniare anche un anatomopatologo dell’ospedale di Castelvetrano, Roberto David, che ha eseguito esami istologici sui campioni inviati dall’ospedale di Mazara dove è stato eseguito (dal chirurgo Giacomo Urso) il primo intervento chirurgico su Messina Denaro.
Lo specialista dell’ospedale di Castelvetrano ha riferito di qualche sollecitazione, ma solo per motivi umanitari, da parte di una dipendente del nosocomio, mentre non ha saputo dare una risposta precisa alla domanda se anche il dottore Bavetta avesse sollecitato in particolare il referto del campione prelevato da Andrea Bonafede.