Marsala, parla il padre della ragazza rapinata e ferita [AUDIO]

"La mia battaglia non è solo da padre ma soprattutto da cittadino"

Dopo la lettera aperta inviata al sindaco e alle Istituzioni, che abbiamo pubblicato ieri, oggi abbiamo sentito il padre della 21enne rapinata e ferita venerdì scorso a Marsala. Si tratta del collega giornalista Alberto Di Paola che ha deciso di uscire allo scoperto “per sostenere questa battaglia, non personale. ma per la città”.
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La notizia di cronaca che abbiamo dato venerdì scorso continua ad avere eco insistenti: oggi ne parliamo con il collega giornalista Alberto Di Paola, autore della lettera.

Preciso che sì, sono il papà ma sto agendo da cittadino, da cittadino preoccupato, da padre preoccupato come tanti miei coetanei, amici, parenti, cittadini marsalesi i cui figli escono di casa per divertirsi e poi, magari, vengono coinvolti in episodi di violenza. Mia figlia è viva per miracolo perché si è riparata il collo con la mano perché se non avesse avuto l’accortezza di alzare la mano verso il collo non so se oggi io sarei a parlare con te e con i tuoi rradioascoltatori o sarei a piangere mia figlia.

Io non voglio che questa città pianga un figlio, tantomeno voglio che pianga un extracomunitario. Lo Stato  italiano è diventato troppo permissivo e non solo con gli extracomunitari, perché la violenza e la criminalità non ha colore, non ha razza; anche noi abbiamo tanta gente che delinque, tanta gente che fa cose brutte quindi il mio invito è quello di cercare,  nel limite della legalità, della democrazia di salvaguardare il cittadino comune.

Alberto mi permetto di aggiungere, conoscendo la tua lunga collaborazione con enti e istituti che hanno a che fare proprio con gli extracomunitari, tu sei responsabile della comunicazione della cooperativa Badia Grande, conosci la situazione e sai come questi extracomunitari, se seguiti in maniera attenta, riescono a studiare, ad entrare nel mondo produttivo. Quelli che non ci riescono, invece, li vediamo purtroppo agire con violenza nell’ambito della criminalità e questo ci deve sinceramente preoccupare, no?

Da quasi tre anni mi onoro di far parte di quel centinaio di persone di cui Badia Grande dispone tra la Sicilia e la Puglia per i centri di accoglienza per gli immigrati, ho visitato decine e decine di centri, sono stato con loro giornate intere, ho filmato, fotografato, ripreso, intervistato, ho fatto comunicati stampa e ti posso dire che le storie del forse 99% di queste persone sono storie di gente che viene qui per cercare un futuro, non viene per delinquere, non dobbiamo fare di tutta l’erba un fascio. Io non ne faccio una cosa di odio razziale [ndr gli aggressori della figlia sarebbero due tunisini],  perché c’è tanta, tantissima brava gente. Non è il colore della pelle che deve farci paura: deve farci paura questa realtà incontrollata che sicuramente non agisce in forma autonoma, non mi spiego che questa gente che delingue per le strade, che fa di tutto, che spaccia anche droga, la locale criminalità li abbia accettati di buon grado; chissà, magari sono in contatto, queste sono le cose che devono essere approfondite da chi di dovere.

La lettera che hai indirizzato al sindaco di Marsala, al Consiglio Comunale, so che ha assortito già alcuni effetti, ci puoi raguagliare in merito?

Sì, sicuramente, la prima notizia che ho avuto subito è stata una nota di tre consiglieri comunali di Marsala che hanno chiesto al Comune di costituirsi parte civile, non tanto perché ci sono soldi da scuscire, perché quando hai a che fare con i migranti soldi da scuscire non ce n’è, ma per amplificare e dare un segnale forte che la città è vicina a mia figlia ed è vicina alle vittime di crimini del genere.

Poi il Consiglio Comunale, per tre ore e mezzo consecutive, ha affrontato il problema emergenza Marsala in balia della microcriminalità e poi abbiamo aspettato che giugesse il sindaco. Massimo Grillo e l’assessore Ingardia sono stati convocati ieri pomeriggio d’urgenza dalla prefetta a Trapani, è stata fatta una riunione straordinaria del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza per affrontare il caso Marsala alla presenza dei vertici provinciali delle Forze dell’ordine.

Io capisco a tua apprensione, perché sei stato colpito da questo fatto violento e, anche da parte nostra, tanti auguri a tua figlia, alla ragazza che uscirà, prima o poi ce l’auguriamo da questo trauma. Analizzando un po’ qual è la situazione, noi cittadini non ci meritiamo questo, dobbiamo avere fiducia nelle forze dell’ordine.

La mia fiducia è massima e voglio ripetere che io sto uscendo allo scoperto perché non è una battaglia mia, non è una battaglia di Alberto Di Paola, di sua figlia Sofia, la battaglia è di tutti noi cittadini, non possiamo essere ostaggio nella nostra città, della paura di uscire di casa, questo è il grido d’allarme che lancio, non è una battaglia perché si è trattato di mia figlia, in passato ho sposato le battaglie di tante altre vittime.

Ma anche grazie a questa vicenda sappiamo che la lente di ingrandimento è puntata proprio su Marsala, anche a livello nazionale, mi anticipavi ieri che c’è un interesse particolare.

Sì, volevo anticiparvi questo, sono stato contattato da un noto legale marsalese, l’avvocato Cimiotta, che fa parte di organismi a livello nazionale che si occupano di casi di violenza, si è offerto gratuitamente, lo sottolineo, patrocinio gratuito da parte sua, non gratuito per le questioni economiche, ma gratuito per la sua scelta, perché Vito Daniele Cimiotta vuole portare all’attenzione nazionale quello che sta succedendo a Marsala affinché si trovino delle misure a livello nazionale, perché se la Polizia arresta, se i Carabinieri arrestano e l’indomani il giudice, perché la legge glielo impone, deve rilasciare a piede libero o dà gli arresti domiciliari che magari non rispettano, che poi se ne vanno in giro, non abbiamo concluso niente. Io non sono giustizialista, non voglio dire che devono marcire in carcere, ma è giusto che chi sbaglia deve pagare, se siamo una società civile. Se no sbagliamo tutti, ci organizziamo in ronda, andiamo per strada, il primo che fa qualcosa male lo massacriamo, ma non dobbiamo arrivare a questo, perché la deriva porterà a questo. Fino a quando toccano i figli di persone che ripudiano la violenza non si verificherà nulla di brutto, ma se toccano la figlia di qualche persona che vive di violenza, come finirà?

Anche questa è una giusta, legittima domanda.

Un’altra cosa sola volevo aggiungere, perché sono rimasto particolarmente colpito, quella sera ho notato che passava una pattuglia dei soldati impiegati nella operazioni “Strade sicure”, io con la torcia del mio cellulare, perché la piazza di Porta nuova era al buio, gli ho fatto dei segnali, sono venuti e sono stati di una amororezza, gentilezza e professionalità che va premiata, mi propongo di scrivere una lettera al loro comandante per un encomio, per come hanno affrontato la situazione.

E hanno anche risolto, se non sbaglio

Abbiamo ricevuto calore umano, hanno abbracciato mia figlia, le hanno asciugato le lacrime, l’hanno rincuorata, non ti preoccupare, li andiamo a prendere noi, stai tranquilla. Venti minuti dopo li avevano presi.

Alberto, io ti ringrazio per questa testimonianza diretta e spero davvero che queste parole possano un po’ aprire, non dico gli occhi, perché li abbiamo sempre belli aperti, ma aprire la coscienza e farci capire che se si può davvero fare qualcosa in più per la sicurezza pubblica è giusto che lo si faccia.

marzo 2014

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