La macellazione di animali infetti rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica e per l’ambiente. Di questo fenomeno si è recentemente tornati a parlare a seguito di alcune inchieste da cui sarebbe emerso un pericoloso intreccio tra mafia, allevatori e veterinari compiacenti. Il Codacons, con l’avvocato Marcello Drago, dirigente dell’Ufficio legale regionale, ha presentato un esposto alle nove Procure siciliane (Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Trapani) per tutelare la salute dei consumatori e verificare eventuali omissioni in termini di controlli da parte dei soggetti preposti.
“In Sicilia – spieta Bruno Messina, vice presidente regionale Codacons – secondo i dati della commissione d’inchiesta istituita dall’ex presidente della Regione Crocetta, fra il 2011 e il 2016 sono spariti circa 660mila animali, di cui 606mila ovini e caprini e quasi 54mila bovini; ebbene, molti di questi sono stati macellati clandestinamente. E molte volte, per evitare ritorsioni, gli allevatori sono costretti dalle organizzazioni criminali a vendere ai macelli controllati dalla mafia o a denunciare furti di bestiame mai avvenuti.
E’ evidente che dietro queste attività vi siano altissimi interessi economici, ma anche che la violazione delle normative sanitarie mette in pericolo a consumatori e gli operatori del settore alimentare con la possibile diffusione di malattie trasmissibili dagli animali all’uomo, anche pericolose, come la brucellosi e la salmonellosi.
“Il fenomeno – prosegue l’avvocato Drago – comporta anche seri rischi ambientali, poiché gli scarti degli animali macellati illegalmente vengono spesso smaltiti in modo inadeguato, contaminando il suolo e le risorse idriche. Se ciò non bastasse – prosegue – il mercato nero della carne derivata da macellazione clandestina influisce negativamente sull’economia legale, in quanto le aziende che operano secondo le normative sanitarie e ambientali subiscono una concorrenza sleale da parte di chi evade tali norme”.