I familiari del 33enne capitano pilota Fabio Antonio Altruda – morto a bordo del suo Eurofighter precipitato mentre rientrava alla base del 37° Stormo di Birgi lo scorso 13 dicembre – hanno presentato, tramite l’avvocato trapanese Fabio Sammartano, un esposto alla Procura di Trapani sull’incidente aereo.
Il velivolo, pochi minuti prima dell’atterraggio, era precipitato finendo nell’alveo del fiume Birgi, nelle vicinanze del ponte Granatello a Locogrande, nel territorio comunale di Misiliscemi.
Il pilota – si legge nell’esposto – era partito dall’aeroporto militare di Birgi alle ore 9 in coppia con altro caccia per raggiungere l’aeroporto militare di Istrana (Treviso) per una missione operativa finalizzata a scortare un aereo americano. Nell’esposto si legge che l’aereo era “equipaggiato con armamenti” e che “i due militari all’esito di quella missione avevano pranzato ed anche riposato presso i locali dell’aeroporto di Istrana, riprendendo il volo di ritorno alle ore 16.50 circa della medesima giornata per rientrare all’aeroporto di Trapani – comunicando in costante contatto radio tra loro – e così regolarmente fino al momento della sciagura”.
Il compagno di volo di Altruda, che pilotava l’altro Eurofighter – si legge sempre nell’esposto presentato alla Procura di Trapani – ha riferito ai familiari che il disastro è avvenuto subito dopo aver lui stesso constatato visivamente che il capitano pilota Altruda, ormai giunto in prossimità all’aeroporto di Trapani, aveva regolarmente aperto i carrelli del velivolo in preparazione dell’atterraggio allorquando, però, improvvisamente precipitava al suolo”.
Alla luce di ciò “è parere e convincimento” della famiglia del militare “che la causa del disastro aereo sia da imputare esclusivamente al sopraggiungere di una importante avaria al velivolo, verosimilmente dovuta ad una cattiva e/o omessa manutenzione del mezzo.
Attualmente la Procura di Trapani indaga per omicidio e disastro colposo. I familiari chiedono che le informazioni contenute nelle “scatole nere” del velivolo caduto non siano raccolte ed elaborate dall’Amministrazione militare ma da un collegio di consulenza tecnica individuato dalla Procura di Trapani a cui affidare l’incarico di analizzare i dati contenuti nei dispositivi elettronici.
Quanto contenuto nell’esposto, scrivono i familiari di Altruda – “dovrà essere ben considerato anche in relazione al potenziale (ma non astratto) conflitto d’interesse che si palesa sussistere tra le esigenze dell’Amministrazione militare e le esigenze investigative dell’Autorità giudiziaria – quest’ultime sempre volte all’accertamento della verità di quanto accaduto ma nel rispetto dei diritti delle persone danneggiate dal reato secondo i fondamentali principi costituzionali – per scongiurare “l’eventuale indebita conservazione delle informazioni raccolte ad esclusivo interesse e vantaggio della politica di sicurezza militare della forza armata”.