Il Festival Internazionale di Musica Antica di Erice, organizzato da MeMa Mediterranean Music Association ha proposto al suo pubblico una straordinaria edizione de “Il Combattimento di Tancredi e Clorinda” di Claudio Monteverdi, in cui la tradizione del cunto siciliano si è fusa magistralmente con l’opera.
L’evento, tenutosi sabato scorso nel suggestivo Chiostro dell’Istituto “Wigner-San Francesco” della Fondazione “Ettore Majorana”, nel borgo medievale ericino, ha visto, tra i protagonisti, il cuntista siciliano Salvo Piparo che ha aperto lo spettacolo con un’introduzione epica che ha catturato immediatamente l’attenzione del pubblico. La sua performance ha trasportato gli spettatori nel mondo del poema tassiano, creando un ponte emozionale tra la Sicilia e l’universo di Monteverdi. Con la sua voce potente e la gestualità tipica del cunto, ha dato vita ai personaggi e alle atmosfere della storia, preparando il terreno per l’opera che sarebbe seguita.
“Il Combattimento di Tancredi e Clorinda” è un episodio tratto dalla “Gerusalemme Liberata” di Torquato Tasso, musicato da Claudio Monteverdi nel 1624. La storia si svolge durante la Prima Crociata, fuori dalle mura di Gerusalemme.
Tancredi, un cavaliere cristiano, incontra di notte un guerriero musulmano che non riconosce. Ignora che si tratta di Clorinda, la donna di cui è segretamente innamorato. Clorinda, travestita da uomo e con l’armatura che le copre il viso, non rivela la sua identità.
I due ingaggiano un feroce combattimento. La battaglia è intensa e dura tutta la notte. All’alba, Tancredi ferisce mortalmente il suo avversario con un colpo di spada al petto.
Solo in quel momento, Clorinda rivela la sua identità. Morente, chiede a Tancredi di battezzarla. Tancredi, devastato dalla scoperta di aver ucciso la donna che ama, acconsente al suo ultimo desiderio. Raccoglie l’acqua con il suo elmo e la battezza.
Clorinda muore cristiana, perdonando Tancredi e trovando la pace. Tancredi rimane solo, sopraffatto dal dolore e dal rimorso per aver ucciso involontariamente l’oggetto del suo amore.
Questa storia tragica esplora temi di amore, guerra, identità e redenzione, offrendo una potente riflessione sulle conseguenze del conflitto e sull’ironia amara del destino.
L’innovativa regia di Danilo Coppola ha sapientemente integrato l’arte di Piparo nella struttura dell’opera, realizzando una modalità di fruizione immersiva: una piattaforma geometrica collocata al centro del chiostro, sapientemente dipinta evocava antiche battaglie, ponendo il pubblico a diretto contatto con la scena.
I cantanti e i danzatori si ergevano come pupi animati dai fili invisibili del destino, muovendosi con grazia e potenza. Il palcoscenico diventava teatro di un duello di armi che si scontravano ma anche di desideri e tormenti dei due amanti.
Le loro voci si intrecciavano in un duetto commovente che faceva vibrare le corde più profonde dell’anima.
La narrazione è stata affidata a un Testo (narratore) che racconta gli eventi e descrive le emozioni dei personaggi, mentre Tancredi e Clorinda cantavano solo brevi frasi durante il combattimento e nei momenti finali.
I ruoli principali sono stati ricoperti da Giovanni Caccamo (Testo), Picci Ferrari (Clorinda) e Gaspare Provenzano (Tancredi).
L’Arianna Art Ensemble ha interpretato la partitura monteverdiana con un ensemble fedele alle convenzioni originali.
Questa co-produzione realizzata da MEMA e da Musicamente ha offerto una nuova prospettiva su “Il Combattimento di Tancredi e Clorinda”, dimostrando come l’opera di Monteverdi, già rivoluzionaria per il suo tempo, possa ancora oggi essere reinterpretata in modo innovativo. Si tratta infatti di un’opera che sfida le classificazioni tradizionali. È stata simultaneamente un’opera, un madrigale rappresentativo, un balletto e una cantata, anticipando di secoli forme teatrali che si sarebbero affermate solo nel XX secolo.
L’integrazione del cunto di Piparo ha permesso al pubblico di sperimentare l’opera non solo come un capolavoro musicale, ma anche come un’esperienza narrativa profondamente radicata nella tradizione orale.
Questa produzione ha mirato a rispettare la visione originale di Monteverdi, mantenendo la forma narrativa del testo di Tasso e permettendo al pubblico di “vedere con la mente” l’azione attraverso la musica e le parole.